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Avellino| Boschi: nessuna deriva autoritaria, riforma necessaria

Avellino| Boschi: nessuna deriva autoritaria, riforma necessaria

17 Settembre 2016 | by Marco Grasso
Avellino| Boschi: nessuna deriva autoritaria, riforma necessaria
Politica
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AVELLINO – “Chi vota sì alla nostra riforma vota per il cambiamento, per la crescita del nostro Paese, prima di tutto nell’interesse dei cittadini”. In attesa della data del referendum costituzionale, la ministra Maria Elena Boschi, ad Avellino per un incontro organizzato dai locali comitati per il “Si’”, prova a fare chiarezza sulle priorità della riforma ed a smussare gli angoli di una contrapposizione politica sempre più accesa. “Con il voto per la riforma costituzione non si voterà anche per la legge elettorale. Anzi, possiamo dire che nel caso di vittoria del sì basterà una minoranza parlamentare perché anche l’Italicum sia sottoposto al vaglio della Corte Costituzionale. Con la riforma elettorale non si vota nè per il Pd nè per gli altri partiti che sostengono questo governo. La politica non c’entra, nonostante qualcuno si sforzi di far pensare il contrario. Così come è giusto precisare che questa riforma non incide sui poteri del governo, non c’è nessun rischio di deriva autoritaria. Così come anche il presidente della Repubblica conserverà i suoi poteri”.

La platea al Carcere Borbonico

La platea al Carcere Borbonico

La Boschi precisa anche che la riforma incide solo sulla seconda parte della Costituzione. “La prima parte, e quindi tutti i principi cardine che regolano la nostra vita, non sono in discussione, non sono assolutamente toccati dalla nostra riforma”. Sono altri i punti interessati. “Si vota sulla fine del bicameralismo perfetto, per la riduzione del numero dei parlamentari, per il superamento del rapporto Stato-Regioni. Chi pensa, legittimamente, di votare no, lo deve fare sapendo di cosa si discute, cosa c’è davvero in gioco. Sappiamo benissimo che questa riforma non è la soluzione a tutti nostri problemi, sappiamo benissimo che il lavoro da fare è ancora tanto, ma è un segnale di cambiamento importante. Quelli che dicono che basta aspettare sei mesi per avere una riforma ideale sono gli stessi che in 30 anni non sono riusciti a riformare questo Paese”. Tra le priorità c’è la riorganizzazione della macchina amministrativa, “una semplificazione di cui si gioveranno prima di tutto i cittadini, gli imprenditori. L’attuale sistema complica ogni passaggio ed ha anche accentuato le differenze tra Nord e Sud. Riportare alcune competenze in capo allo Stato vuol dire semplificare e non costringere gli italiani ad inseguire venti legislazioni differenti. E’ così che si spiega la presenza dei sindaci e dei consiglieri regionali nel nuovo Senato: la stragrande maggioranza delle leggi sarà prodotta da una sola Camera, ma l’altra dovrà coinvolgere e tenere ben presenti le esigenze dei singoli territori”.

L’impianto della riforma è illustrato dal professore universitario Alessandro Sterpa che ha analizzato i punti di forza di una riforma “che apre al cambiamento, garantendo maggiore stabilità. Che sta dentro i processi in atto, aumentando il rapporto fiduciario tra chi governa e l’elettorato”. Il deputato irpino Luigi Famiglietti parla di una contrapposizione “tra il blocco del cambiamento e quello della conservazione. Si continua a fare confusione ed a strumentalizzare, provando a disorientare l’elettorato. La Riforma Costituzionale agevolerà le politiche di sviluppo per il Sud: con la nuova organizzazione delle competenze Stato-Regioni sarà possibile superare le distorsioni che hanno ulteriormente penalizzato il Mezzogiorno e creato più contenziosi che soluzioni”. Anche per il coordinatore regionale di FurtureDemBerardino Zoina “si apre una stagione di cambiamento per il Paese: il superamento del bicameralismo perfetto favorisce la stabilità dei governi e tempi più rapidi per l’approvazione delle leggi”.

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