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Benevento| Sabbie mobili

Benevento| Sabbie mobili

15 Dicembre 2018 | by Enzo Colarusso
Benevento| Sabbie mobili
Politica
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“Chist ann nun se po scurdà, avot e gir è semp sera…recitava un classico di Pino Daniele che poi lamentava un deficit di bontà pur essendo in  grado di dare anche oltre quanto ricevuto. E’ per molti aspetti il destino di chi ancora, e ce ne sono parecchi, vuole bene alla città e non si rassegna a vederla destrutturarsi sempre più. Perchè, al di la delle intenzioni pur nobili di chi dice di amministrare, la sensazione è che l’inversione di tendenza è molto lungi dal verificarsi. Le zoccole sugli alberi rappresentano il triste emblema di questo momento e nel quale finiscono per incidere, in un perverso ingranaggio, le responsabilità istituzionali e la “zandragliaria” di molti cittadini, gli inzivados come ebbe a definirli Lucio Lonardo. Un mix micidiale, non c’è che dire. E tuttavia i topi volanti restituiscono la sensazione di una città rassegnata ai suoi ultimi giorni, nella eterna speranza del salvatore di turno, dell’uomo carismatico capace di trarla fuori dalle secche della disperazione. Solo che pure l’uomo carismatico si rende conto di non essere all’altezza dei problemi; epperò è li, costretto a starci, portato dalla onesta esigenza popolare di tentare la sorte per esorcizzare “il potere inutile” di chi lo ha preceduto. Ma non basta. Attorno al Ceppalonico, al quale non si può chiedere di sapere anche amministrare, per la sola ragione che non lo ha mai fatto, si agita una moltitudine di questuanti che lo incalzano diuturnamente, tutti alla ricerca di quella “vis mastellonica” che lo rese tale negli anni ruggenti ma che ora non esiste più. E non essendo più quello nelle condizioni di esercitare il phisique du rol ecco che gli appetiti si scatenano e debordano nella ubris più sfrenata, fino ad utilizzare ciò che resta dei partiti come clava da vibrare a difesa delle proprie sempiterne prerogative. La corsa è ad accaparrarsi quei segmenti ancora liberi: un posto nelle liste per il nuovo consiglio provinciale, qualche carica in qualche ente, vedi Asi, il prossimo giro alla guida politica di Gesesa, tanto per fare qualche esempio. Per non parlare del sedicente “nuovo che avanza” che poi è più vecchio dell’ancien regime che vuole scalzare, che subito chiede poltrone non ottenendole, almeno per ora, e che fa dell’opportunismo la sua carta di identità. Il quadro è deprimente. E allora, i pozzi risultano minacciati dai solventi? Gesesa decide di aumentare le tariffe ma il sindaco dice di non saperne nulla. La città fa registrare una virtuosità in crescita nella raccolta differenziata? La Tari è a serio rischio di aumento. E così via. Si incazzano pure i commercianti, la categoria che forse più di tutte incide sulle scelte elettorali. La levata di scudi è fortissima: quelli del centro storico si vedono messi alle corde dai blocchi al traffico, a tutto vantaggio dei centri commerciali dove si sfornano i famosi e succculenti panettoni. Nelle prossime ore ben tre i giorni di stop. Eppure qualcuno si chiede: ma con le piogge in atto non si abbassa la soglia di pm10?  In altre parti del centro storico l’insoddisfazione conduce ad andare in ordine sparso, in un anarchico senso di difesa del proprio orticello ma con poco acume del collettivo. Insomma, anche la protesta vive momenti di difficoltà, non sa incanalarsi, non esprime unità. O forse l’unità c’è solo quando si vogliono sbaraccare i centri sociali?

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