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Sviluppare l’accordo del Ceta per le imprese agroalimentari meridionali

Sviluppare l’accordo del Ceta per le imprese agroalimentari meridionali

17 Giugno 2020 | by Domenico Letizia
Sviluppare l’accordo del Ceta per le imprese agroalimentari meridionali
Attualità
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Il meridione italiano è ricco di eccellenze agroalimentari che meritano di essere conosciute e diffuse in tutto il mondo. Negli ultimi anni, un’analisi geopolitica dei rapporti tra l’Italia e gli altri stati vede prevalere relazioni commerciali ed economiche con la Cina, attraverso l’implementazione delle opportunità legate alla Via della Seta. Tuttavia, per le aziende meridionali le prospettive di export potrebbero essere altrove e molto importante appare il mercato canadese. Tra gli argomenti maggiormente oggetto di critiche all’interno del dibattuto sul Ceta, ritroviamo la sicurezza alimentare e il potenziale rischio di abbassamento degli standard qualitativi e alimentari dei paesi dell’Unione Europea. È stato ampiamente discusso, infatti, l’eventuale ingresso negli Stati Membri di merci canadesi potenzialmente dannose o, comunque, con standard qualitativi sensibilmente inferiori rispetto a quelli europei. Tuttavia, alla luce del Capo 5 del CETA, relativo alle “misure sanitarie e fitosanitarie”, si applicano le definizioni contenute nell’allegato A dell’Accordo SPS (Sanitary and Phytosanitary measures) già ratificato da Canada e dai 20 stati facenti parte della Comunità Europea. Nessun prodotto può essere introdotto nel mercato europeo, e di conseguenza in quello italiano, senza la garanzia del rispetto dei requisiti sanitari e fitosanitari sanciti dalle normative europee e nazionali. Il Ceta è un notevole passo in avanti per promuovere e tutelare davvero la tipicità italiana e per contrastare il cosiddetto “Italian sounding”. Le opportunità per le indicazioni geografiche tutelate possono essere rafforzate anche dagli accordi commerciali ed economici. Istituire un tavolo tecnico nazionale che possa valutare gli esiti di applicazione del Ceta è la richiesta che recentemente l’Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche ha formulato nel 2019 al Ministro delle Politiche Agricole, alla luce della sua presa di posizione nei confronti dell’accordo bilaterale tra Italia e Canada. In seguito all’accordo con l’UE, il Canada ha introdotto un nuovo sistema di riconoscimento legale per le Indicazioni Geografiche che offre ai titolari (i Consorzi di Tutela) la possibilità di depositare direttamente una domanda di protezione in Canada per alimenti o vini e alcolici, un’opzione che prima del CETA non esisteva. Il Ceta, in realtà, già prevede che nuove denominazioni possano essere aggiunte alla lista delle DOP e IGP tramite un negoziato tra le parti, cioè tra Unione europea e Canada, Ma il nuovo regolamento sui marchi introduce un sistema di autorizzazione aperto e offre una procedura “privatistica”, più agile e veloce, con cui i consorzi possono iscrivere le loro produzioni in un apposito registro di indicazioni geografiche da tutelare. Il mercato canadese rimane sempre in crescita per i prodotti agroalimentari Made in Italy, in particolare l’olio d’oliva, il formaggio, la pasta e i prodotti della salumeria. L’olio extra vergine di oliva mostra segnali positivi ed incoraggianti, mantenendo una quota di mercato pari a circa il 70% del totale degli oli importati. Nel 2014, l’Italia era il secondo paese fornitore del Canada di pasta alimentare dopo gli USA. I marchi più noti al consumatore canadese quali Barilla, DelVerde, DeCecco, sono disponibili pressoché ovunque mentre nei negozi specializzati e gourmet stores è reperibile una grande varietà di prodotti di nicchia e di alta qualità. Le importazioni di salumi con stagionatura superiore ai 30 giorni sono consentite dal 2010 grazie agli accordi tra la Canadian Food Inspection Agency (CFIA) e l’Unione Europea, solo dagli stabilimenti autorizzati. Nonostante i pregiudizi di alcuni politici e analisti nei confronti dell’Accordo del Ceta, il mercato canadese, la richiesta di eccellenze italiane e lo scambio commerciale che il Ceta potrebbe generare, rende tale mercato e tale accordo importante soprattutto per le imprese agroalimentari meridionali e per la diffusione dei prodotti meridionali all’estero e nel mercato canadese e nord americano.

 

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