Diego Della Valle è dottore in Economia e Management. Ad insignirlo del titolo honoris causa l’università del Sannio presso l’auditorium di Sant’Agostino dove ad attendere l’industriale tosco-marchigiano ed il fratello Andrea, patron della Fiorentina c’era il senato accademico e il Rettore De Rossi che ha salutato con orgoglio il conferimento della laurea a Mister Tod’s. Un imprenditore di successo capace di varcare i confini nazionali con le sue grandi marche, un uomo in grado di reintrodurre sul territorio di appartenenza una vasta fetta del suo agire attraverso atti concreti e di caratura sociale ma anche protagonista di operazioni di vasta eco come l’intervento da 25 milioni di euro sul Colosseo. Della Valle incassa la laudatio dei relatori, ascolta compassato la cronistoria della sua avventura imprenditoriale, i riferimenti alla genesi dei distretti industriali di cui fu uno degli antesignani, la sua capacità di unire teoria e parassi in un mix vincente e duraturo. “Chi può faccia”, dice il neolaureto, “sembra una ovvietà ma oggi anche le cose normali hanno il sapore della straordinarietà”, dice Della Valle dall’ambone dell’auditorium.
E poi il riferimento alla politica che deve accompagnare e non ostacolare i processi di cambiamento, il Paese reale che è migliore di quello legale, a sud come a nord. Benevento gli tributa l’onore che merita e lui non disdegna di garantire che se sarà possibile verrà volentieri ad investire da queste parti. “Clemente è la vostra garanzia”, dice ai cronisti che tornano a chiedergli se e come si industrierà a queste nostre latitudini. Il che assomiglia parecchio ad una questua di cui il territorio non ha affatto bisogno. Avrebbe invece bisogno di captare il sentimento che un industriale del genere ha nel suo codice genetico imprenditoriale per un’operazione su vasta scala, svincolata dalle amicizie o dalle simpatie personali.
