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Il vescovo Battaglia scrive a studenti e insegnanti

Il vescovo Battaglia scrive a studenti e insegnanti

13 Settembre 2017 | by Anna Liguori
Il vescovo Battaglia scrive a studenti e insegnanti
Attualità
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“Cara Marta,
settembre è ormai arrivato e, con lui, ricomincia il tempo della scuola. Ieri sera mi facevi vedere il tuo diario, entusiasta e curiosa per il nuovo anno scolastico che sta per iniziare…nuova classe, nuovi progetti, nuove avventure da affrontare, forse qualche nuovo insegnante, gli amici di sempre e i sogni, quelli che ti porti nel cuore fin da quando eri piccola, qualcuno realizzato già, qualcuno riposto in un cassetto che aspetta di essere riaperto, qualcuno che nasce da un pensiero mentre sei lì, seduta davanti a quel banco dove trascorrerai gran parte della tua giornata. Lasciali vivere tutti, Marta cara, e ricorda innanzitutto che il tuo sogno sei tu, il tuo sogno è la tua vita che prende forma giorno dopo giorno. Anche la scuola sia il tempo in cui liberare i tuoi sogni, il tempo in cui dargli forma attraverso tutto quello che imparerai in questo nuovo anno scolastico. Si, perché ciò che i prof ti spiegheranno, ciò che ti ritroverai a sottolineare sui libri, ciò che dirai quando sarai alla cattedra per l’interrogazione, non sono altro che acquerelli di quella tavolozza di colori che è la tua vita. E, anche se so che dopo il tempo di vacanza è difficile ricominciare, ti chiedo di non stancarti mai e di provarci sempre perché la vita è fatta di continue ripartenze. Sii protagonista del tuo tempo, non arrenderti davanti alle difficoltà, metti in moto la tua fantasia, continua a meravigliarti davanti alle piccole cose, non perdere
mai il senso dello stupore, non cedere alla competizione che schiaccia gli altri ma fai spazio alla condivisione che porta all’accoglienza e alla costruzione di cammini comuni, ricorda che ogni successo che raggiungerai non servirà a nulla se non potrai vivere la gioia che ti porti dentro insieme ai tuoi compagni di classe. Credi in te, sempre!

Caro Mirko, voglio dedicare un pensiero anche a te per questo nuovo inizio, a te che sei dall’altra parte della cattedra, che spesso sarai visto come l’amico o il giustiziere di turno, a te che dovrai fare del tuo meglio per far sì che ognuno dei ragazzi che ti è affidato possa far emergere la parte migliore di sé, perché educare è aiutare a crescere. E potrai educare, e potrai aiutare a crescere solo nella misura in cui non vorrai solo portare a termine un programma pieno di contenuti ma trasmettere quanto di bello, buono e vero, quel programma ha donato alla tua vita, al tuo essere così come sei. Trasmetti passione, trasmetti amore. Non fermarti a ciò che vedi in superficie ma scendi in profondità, immergiti dentro la vita dei ragazzi che avrai davanti. Quante volte il nostro sguardo ci inganna! Quante volte l’incontro con bambini e ragazzi “difficili” o “vittime” ci induce a tenere lo sguardo basso, focalizzato solo su un punto e cieco a tutto il resto. E quante volte ancora i nostri occhi e la nostra mente sono distratti o deviati da tante
pretese e pregiudizi che non ci coinvolgono più di tanto. Tempo fa avevo conosciuto un bambino sieropositivo: per alcuni attimi sono rimasto pietrificato davanti a quella vittima innocente. Ti confesso di aver pianto, poi, in un angolo della mia stanza. Un giorno mi si è avvicinato, mi ha preso per mano e mi ha portato nella sua stanzetta: “questo è mio,
l’ho fatto io, te lo regalo”. Il suo prezioso e solenne dono era un disegno: una casetta appena abbozzata, alberi senza foglie e in alto un arcobaleno. Ho ringraziato quel bambino con un po’ di imbarazzo. Chiuso dal mio impotente dolore, vedevo quel bambino solo, come quella casetta appena  abbozzata e quell’albero ancora senza foglie, mi mancava lo splendore di quel semplice e rudimentale arcobaleno. I ragazzi ci insegnano che non dobbiamo mai sentirci arrivati, mai a posto ma sentire
sempre dentro di noi il morso del più, del non accontentarsi.
Vi lascio simbolicamente l’arcobaleno di quel bimbo, perché a voi, come a me, ricordi che
quando ci sentiamo scoraggiati, affranti o delusi, è utile volgere lo sguardo al cielo per ritrovare la
strada della ricerca di senso e il coraggio di rimetterci in gioco. Perché è il mettersi in gioco che dà
senso alla vita ed esige che la vita abbia un senso. Forse è il modo migliore per ravvivare
continuamente in ognuno di noi non solo l’importanza dell’imparare una pagina di storia o di
filosofia, ma di vivere e amare la vita, incantati dalla sua bellezza e dalla sua forza, sospinti dal vento
leggero che accarezza i nostri sogni trasformandoli in quotidianità

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