La parola d’ordine di queste ultime ore è ricostruzione. Ricostruzione interna dei vari partiti usciti con le ossa rotte dalla competizione elettorale, una esigenza che si profila come basilare per ripartire e riacquistare consensi. Forza Italia deve fare i conti col dopoNunzia, ammesso che l’ex parlamentare sia davvero fuori dai giochi. I suoi fedelissimi parlano di colpo di mano da ancienne regime di cui sarebbe stata vittima, “uno smacco che ha portato Nunzia a stare lontana dal Sannio e che ha di sicuro danneggiato, in termini di voti, l’intera coalizione sia alla Camera che al Senato”, recita una nota forzista. E se Nunzia si duole, Sandra non appare raggiante, sia pure eletta.
Mastella e Nicola Sguera non se le mandano a dire col primo che agita strali infuocati anche verso le proprie schiere ricercando i responsabili del tracollo. E a poco serve la difesa del fortino e l’autoreferenzialità. Eppure l’esigenza di radicamento permea anche i vincitori. Conquistato il capoluogo è la volta delle roccaforti piddine della provincia, la fase due della de-decarianizzazione pentastellata. Anche in Fratelli d’Italia si pone l’obbligo del consolidamento. Per Ida Santanelli bisogna ripartire dal 3 e mezzo per cento e costruire il partito del popst Viespoli.
