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Desertificazione, una giornata mondiale per riflettere e…lottare

Desertificazione, una giornata mondiale per riflettere e…lottare

17 Giugno 2016 | by Anna Liguori
Desertificazione, una giornata mondiale per riflettere e…lottare
Attualità
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Il 17 giugno è la Giornata Mondiale contro la Desertificazione, istituita dall’Onu nel 1994. Quest’anno sarà celebrata con lo slogan “Proteggere la terra. Ripristinare i suoli. Coinvolgere le persone”, al fine di sostenere l’importanza della cooperazione inclusiva per ripristinare i terreni degradati e contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile globale.
In tutto il mondo si terranno varie iniziative per promuovere la consapevolezza sull’interconnessione fra sicurezza alimentare, disponibilità di acqua, degrado del suolo, perdita di biodiversità, povertà, emigrazione e conflitti alla luce dei cambiamenti climatici.

Almeno il 40% delle terre emerse del nostro Pianeta   è minacciato dalla desertificazione. Ogni anno 12 milioni di ettari di terra fertile, cruciale anche per sfamare una popolazione che molto velocemente supererà  i 9 miliardi di esseri umani, viene trasformata in deserto. Ogni anno circa 24 miliardi di tonnellate di suolo fertile vengono perduti per fenomeni di erosione, ed i suoli costituiscono la base per più del 90% della produzione alimentare mondiale. Il fenomeno della desertificazione è dovuto soprattutto alla pressione umana sulla ricchezza dei suoli del Pianeta ed è quindi fortemente connesso alla distruzione delle foreste e degli altri habitat naturali che proteggono i nostri suoli, alla cattiva gestione dei suoli stessi, alla modificazione dei cicli idrici e ovviamente ai cambiamenti climatici.

Si stima che entro il 2030 la scarsità  di acqua obbligherà  700 milioni di persone a migrare. Per l’UNEP il 40% dei conflitti umani è generato dalla competizione e dall’utilizzo delle risorse umane di risorse naturali (come appunto l’acqua), è ancora in gran parte inesplorata. Ma è inequivocabile che la distruzione degli ecosistemi, fra cui la deforestazione, eserciti un impatto negativo sulle condizioni di benessere, di sicurezza e di salute delle comunità  locali, contribuendo sostanzialmente a favorire il fenomeno delle migrazioni.

L’irrigazione per l’agricoltura utilizza a livello mondiale il 70% dell’uso umano dell’acqua sottratta ai fiumi, laghi e falde acquifere e si ritiene che la domanda di cibo continuerà  a crescere fino a raggiungere un incremento di richiesta di acqua del 55% entro il 2050. Pur essendo la Terra un pianeta ricco di acque, solo l’1% delle acque è acqua dolce e quindi utilizzabile dall’uomo, distribuito tra fiumi, sorgenti, falde e laghi. Molti grandi serbatoi di acqua affondano le proprie radici in grandi ecosistemi forestali come, ad esempio, la foresta amazzonica che con i suoi 100.000 km di corsi d’acqua custodisce e rigenera quasi il 20% dell’acqua dolce che si riversa nei nostri mari.

E’ difficile definire un confine tra foreste e acque. Senza acqua non ci sarebbero molti delle grandi foreste, senza foreste non si sarebbe molta della disponibilità  di acqua a cui attingiamo. Si deve, infatti, considerare che i “servizi” prodotti dalle foreste come appunto le precipitazioni hanno effetti anche a grandissima distanza. Un recente studio realizzato dall’università  di Princeton  mette in correlazione la deforestazione in Amazzonia (ad oggi abbiamo perso quasi un quinto della foresta e un altro quinto è stato degradato) con i fenomeni di siccità  in California, mentre altre ricerche condotte dal prestigioso Goddard Institute for Space Studies (GISS) della Nasa, uno dei centri di ricerca più autorevoli a livello mondiale sui cambiamenti climatici, indicano come la deforestazione dell’Amazzonia produce effetti sulle piogge in Nord America e nel resto del pianeta .

La situazione delle foreste non è migliore in Africa dove il recente dossier dimostra come un’area compresa tra un terzo e il 50% del continente sia interessato da fenomeni di desertificazione indotta dall’uomo. In Asia la situazione segue, verosimilmente, lo stesso paradigma. All’aumento della densità  demografica e all’incalzante deforestazione consegue un correlato aumento delle catastrofi naturali come la siccità. E’ stato calcolato che, solo in questo continente, la siccità  dal 1900 ad oggi, è stata la causa di 9,6 milioni di vittime .

Questi dati dovrebbe far riflettere con attenzione tanti governi sulle le politiche per la conservazione del prezioso”oro blu” che è imprescindibile dalla conservazione del nostro oro verde, ossia degli ecosistemi forestali che producono e proteggono le risorse idriche del Pianeta

 

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