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Benevento| Referendum, la polemica del Comitato “Articolouno”

Benevento| Referendum, la polemica del Comitato “Articolouno”

24 Ottobre 2016 | by redazione Labtv
Benevento| Referendum, la polemica del Comitato “Articolouno”
Attualità
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Sul Referendum costituzionale interviene il Comitato “Articolouno” per il No.

«Nella vicenda del Conservatorio musicale utilizzato per un incontro di partito, propagandistico in vista del referendum costituzionale, suscita diverse perplessità la risposta della Direttrice Caterina Meglio alla richiesta di chiarimenti avanzata da più parti.

Diversamente da quanto affermato – continua la nota -, il convegno non si è affatto risolto in una “riunione molto circoscritta” citiamo dal comunicato stampa della stessa Direttrice “aperta alla discussione solo per i primi cittadini del territorio”. Non sarebbe stato possibile neanche volendo, dal momento che era stata abbondantemente pubblicizzata, con tanto di manifesti che chiunque avrebbe potuto in buonafede prendere come invito. Cosa che alcuni di noi han fatto, desiderosi come siamo di approfondire la conoscenza anche delle ragioni della parte avversa, non trovando alcun controllo, né tantomeno selezione all’ingresso, pur non essendo affatto sindaci. Condizione, d’altro canto, comune alla stragrande maggioranza dei presenti.

Ancora, non si è trattato affatto di un incontro istituzionale. Come Beneventani, orgogliosi delle eccellenze prodotte dalla nostra comunità, non possiamo che congratularci con la Direttrice per i complimenti ricevuti dal sottosegretario Rughetti, in visita ufficiale all’istituzione musicale di piazza Vari. Ma il ruolo istituzionale di Rughetti finiva lì, dopodiché lo stesso indossava i panni dell’esponente di partito per partecipare a quella che a tutti gli effetti si è dimostrata una riunione, appunto, di partito. Una lunga apologia della controriforma costituzionale proposta dal governo, senza alcun contraddittorio, senza neanche un accenno alle ragioni avverse. D’altro canto, si fosse davvero trattato di un meeting istituzionale, non si capisce perché non tenerlo nella vicinissima prefettura. Noteremo, solo a margine, che questa vicenda permette di valutare l’importanza del monito di Piero Calamandrei, padre costituente che ammoniva il governo a disertare la discussione sulla Costituzione, e la gravità di uno dei peccati originali di questa controriforma, cioè l’iniziativa governativa.

Non si capisce, infine – incalza -, quale possa essere il ruolo istituzionale svolto dalla sig.ra Abbate: esponente di primo piano del Partito Democratico certo ma, dalla mancata rielezione al Consiglio Regionale, non investita di alcuna carica pubblica. Sarebbe piuttosto disdicevole constatare che al 236 di corso Garibaldi si tende a confondere il partito con le istituzioni, ma siamo sicuri che non è questo il caso.

Desta stupore e preoccupazione che sia proprio il Pd ad utilizzare spazi pubblici, istituzionali e gratuiti, per tenere i propri incontri. Ci dispiacerebbe non poco apprendere che quel partito abbia dato fondo e al cospicuo finanziamento pubblico che incamera ogni anno, e a quello stanziato ad hoc per il referendum. Capiamo che la faraonica campagna di marketing che ha lanciato costi un bel po’, capiamo che il guru americano Jim Messina, assunto dal presidente del Consiglio alla non modica cifra di quattrocentomila euro, lo abbia dissanguato, ma rimaniamo perplessi di fronte all’idea che non disponga delle poche centinaia di euro necessarie per affittare una delle tante sale disponibili in città. Cosa che del resto siamo costretti a fare noi cittadini comuni, senza agganci nelle stanze che contano e senza finanziamenti che non provengano dalle nostre tasche. Nel caso, tuttavia, fosse davvero già ridotto sul lastrico, dal Pd non hanno che avvertire. Gli si organizza una colletta, ci dispiacerebbe maramaldeggiare sull’avversario.

Siccome, però, non tutto il male viene per nuocere, scopriamo con piacere, sempre dalla nota della Direttrice Meglio, che le sale del Conservatorio sono “a disposizione… delle realtà del nostro territorio, di qualunque estrazione e di qualunque colore politico”. Alla luce di queste illuminate parole, non mancheremo di presentare istanza per utilizzare la stessa sala Bonazzi, alle stesse condizioni ma, stavolta, per tenere un vero confronto su uno dei momenti più delicati della storia della Repubblica italiana».

 

 

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