Cosa c’è o ci sarebbe dietro l’angolo della vicenda legata al biodigestore di Ponte Valentino? Di sicuro interessi milionari, si calcola in 40 mln e oltre l’affare che l’azienda Energreen verrebbe a realizzare in loco. Ma ci sarebbe anche l’alto prestigio di un ex prefetto come Mario Morcone, presidente della “Greenenergy Holding” SpA, capitale sociale 1mln di euro, il vero motore di tutta l’operazione, partecipata al 100% dalla So.F.Invest. srl, della famiglia Bruscino e con sede a Torino. 70 mln di fatturato, una diffusa presenza sul mercato ed esperienza nel settore. A tanta potenza di fuoco e con il prestigio di un personaggio come Morcone, che è stato anche direttore dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione dei beni confiscati alle mafie e poi capo di Gabinetto di vari ministri degli Interni e poi ancora direttore del CIR, il Consiglio italiano per i Rifugiati, appare assai complicato che gli oscuri burocrati della Regione o anche un autorevole pool di esperti dell’Unisannio possano ostacolare lo passo. Ecco perchè, pilatescamente, la politica affida le sorti proprio ai tecnici sapendo che l’esito appare scontato. Tutto, ovviamente, dopo le elezioni. A conferma che l’affare si farà c’è anche la scelta dell’area già acquistata e cioè quella retrostante la Sanav, appena dentro l’agglomerato industriale a due passi da Ponte Valentino in una zona che i tecnici suddetti dovranno stabilire se è o meno ad alto impatto ambientale. In attesa di capirne di più da qualche giorno ha ripreso a girare il riferimentio all’Ato, l’eterno Godot, almeno nel Sannio, della questione rifiuti. Il governo dell’impiantistica, secondo la legge, spetterebbe proprio all’ente d’ambito ma da noi l’Ato non ha ancora un piano industriale e brancola quasi nel buio. Tocca allora al presidente Iacovella dissipare le nubi e lui fa sapere che l’alba del nuovo giorno è ormai vicina.
