Tornano ciclicamente, come una cambiale in scadenza, le cronache dai sondaggi. Non esiste campagna elettorale senza sondaggisti così come non esiste campagna elettorale senza spin doctors, strateghi vecchi e nuovi, influencer in cerca di influenze, anche se la cosa sarebbe da evitare visti i tempi. Siamo a giugno e quanto meno la mappa dei concorrenti comincia a delinearsi. C’è Mastella, che si guarda bene dal partecipare a dibattiti televisivi o paratelevisivi, perchè ritiene di essere in una posizione di vantaggio; i maligni sostengono che li eviti perchè a qualcuno, ma non è poi così scontato, potrebbe venire in mente di trascinarlo sul campo minato della mera amministrazione e allora anche la proverbiale “supercazzola” sarebbe di difficile praticabilità. I savi, invece, ritengono che sia in vantaggio, come appare, e allora si rafforza la defezione. Proseguirà a dichiarare alla stampa, se vorrà, come il prossimo 15 giugno, magari senza contraddittorio. Intanto incassa il supporto di Oberdan Picucci, ex alfiere dei Moderati, e per l’appunto il vantaggio che risulta dal sondaggio Wilpoll sul suo sfidante più prossimo, Luigi Perifano; su cui le falangi ceppaloniche hanno cominciato a riversare tutta la loro potenza di fuoco. A proposito del leader di APB va fatto un piccolo ragionamento. La sua posizione a proposito del numero delle liste da mettere in campo, un numero congruo e non per questo pari alle 16 sigle che concorreranno a suo sostegno, non è piaciuta a qualcuno dei nuovi approdati. Costoro ritengono questa decisione una sorta di limitazione agli spazi di manovra, un freno alla esuberanza di chi intende mettersi a lavorare per fare consensi. Alla fine, lo scopo è quello di racimolare voti, battere gli avversari setacciando l’elettorato, e quella impostazione potrebbe essere letta come una volontà di accentrare più che di allargare, una eccessiva prudenza laddove si attenderebbe maggiore propensione offensiva. Non un buon viatico iniziale. Le voci di dentro perifanee farebbero registrare qualche perplessità nei confronti di questa esigenza che è andata diffondendosi un minuto dopo la chiusura della pur brillante conferenza stampa del Traiano. Perifano si mostra serafico ma a ben vedere qualche remora la nutre, qualche preoccupazione di troppo la avverte. Finalino sulla questione social dove si gioca un’altra partita, non sempre caratterizzata da nobiltà di lignaggio. Qui si fronteggiano autentici buldozer della comunicazione pronti a tutto pur di azzannarsi l’un l’altro per i rispettivi campioni ognuno però in modo diverso. Purtroppo, anche questo fa parte della campagna elettorale 2021, una tipologia nuova di lotta politica, senza esclusione di colpi, ricorrendo anche all’arma del dileggio se occorre, al riparo della presunta immunità social. E allora “convien che si balli”, se non si vuole correre il rischio di prestare il fianco agli affondo dei guastatori avversari e perdere terreno, conviene ob torto collo ammettere anche l’esistenza di queste nuove tribune, a prescindere se piacciano o meno e non piacciono affatto quando sconfinano spesso e volentieri nella deriva del turpiloqiuo e della provocazione strumentale. Quel che è certo è che sarà una guerra da sangue e merda, più la seconda che la prima, con voragini di melma e gli esordi confermano l’assunto, nei confronti della quale i concorrenti, quelli meno adatti, farebbero bene a relazionarvisi alla svelta stando attenti però a non farsene risucchiare.