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San Salvatore Telesino: la lapide di Petrus Braherius viene riportata in paese dopo 60 anni

San Salvatore Telesino: la lapide di Petrus Braherius viene riportata in paese dopo 60 anni

12 Marzo 2025 | by redazione Labtv
San Salvatore Telesino: la lapide di Petrus Braherius viene riportata in paese dopo 60 anni
Cultura
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Negli anni ’60 del secolo scorso, il Comune di San Salvatore Telesino, dopo aver acquistato l’Abbazia benedettina del Santo Salvatore de Telesia ne avviò i lavori di restauro. Fu in quell’occasione che la lapide funeraria del Milite angioino e Giustiziere di Terra di Lavoro Petrus Braherius, sepolto nella stessa abbazia nel 1298, fu rimossa dalla parete in cui era collocata e il grande storico di Piedimonte, Dante Marrocco offrì all’allora sindaco di San Salvatore Telesino, Salvatore Pacelli, di accoglierla e custodirla nel Museo Civico “Raffaele Marrocco” fino alla conclusione del restauro dell’Abbazia.

Petrus Braherius era stato un importantissimo personaggio della Corte angioina, a lui Carlo I d’Angiò aveva affidato la cura del suo nipote prediletto, Carlo Martello e di tutta la cerchia di amici e parenti che vivevano, studiavano, giocavano con lui.

Per ringraziare Braherio il re Carlo I l’aveva anche nominato conte di Caserta e Giustiziere (governatore) di Terra di Lavoro a cui apparteneva anche Telese. E la devozione ai benedettini di San Salvatore si era manifestata nelle frequenti soste da lui fatte nell’abbazia durante i suoi viaggi e nella scelta di esservi sepolto.

E la sua lapide funeraria ha costituito per secoli oggetto di studio per tutti gli storici che hanno scritto sull’abbazia, dal sansalvatorese Libero Petrucci, a Gabriele Jannelli, fondatore del Museo Provinciale Campano di Capua, fino allo stesso Dante Marrocco e Luigi R. Cielo. Tutti questi autori hanno descritto la lapide collocata nella parete dell’Abbazia a memoria di uno dei suoi maggiori devoti e protettori.

Per gli ultimi 60 anni, dunque, la testimonianza degli stretti legami del rappresentante angioino in Terra di Lavoro e i monaci del più importante centro religioso della Valle telesina è stata custodita nel Museo Civico “Raffaele Marrocco” di Piedimonte che ne ha garantito la conservazione in una sala al secondo piano, con altri reperti epigrafici e architettonici del territorio matesino. Ciò ha permesso a tutti noi di visitarla ed ammirarla.

 

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