Una sentenza destinata a far discutere quella emessa ieri dal Gup del Tribunale di Benevento, Maria Di Carlo, che ha pronunciato il non luogo a procedere per tutti i dieci imputati coinvolti nell’inchiesta sulla gestione del Consorzio Agrario di Benevento. Il giudice ha motivato la decisione con la formula “perché il fatto non sussiste”, chiudendo così un procedimento che aveva visto tra le accuse più gravi anche quella di bancarotta.
Tra gli imputati figuravano componenti dell’Autorità di vigilanza del Ministero, tra cui l’ex direttore Gianluca Scarponi e Mara Pepe, difesi dall’avvocato Mario Antinucci del Foro di Roma, che ha commentato con soddisfazione l’esito del procedimento:
“Una sentenza coraggiosa e di chiara impronta garantista, che ha finalmente ripristinato la giustizia del caso concreto rispetto a un vero e proprio azzardo investigativo condotto dalla pubblica accusa. Un’inchiesta nella quale erano state avanzate richieste di misure cautelari e il rinvio a giudizio per tutti gli imputati.”
Secondo la difesa, il giudice ha esercitato pienamente il proprio ruolo nell’ambito delle nuove regole processuali introdotte dalla Riforma Cartabia del 2023, orientate a rafforzare le garanzie e l’efficienza del processo penale:
“Il Gup ha dato prova di buon governo delle nuove disposizioni, valutando a fondo il merito delle accuse e la reale consistenza delle prove, in un contesto che avrebbe potuto portare a conclusioni affrettate.”
La sentenza, oltre a segnare la chiusura di un’indagine molto dibattuta, rilancia il dibattito sul ruolo della magistratura nella fase delle indagini preliminari e sull’equilibrio tra esigenze investigative e tutela dei diritti degli imputati