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Carceri italiane, Di Giacomo (Polizia Penitenziaria): “Ferragosto segna la pagina più nera, emergenza senza precedenti”

Carceri italiane, Di Giacomo (Polizia Penitenziaria): “Ferragosto segna la pagina più nera, emergenza senza precedenti”

18 Agosto 2025 | by redazione
Carceri italiane, Di Giacomo (Polizia Penitenziaria): “Ferragosto segna la pagina più nera, emergenza senza precedenti”
Attualità
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“Le carceri italiane non hanno più nulla da invidiare a quelle sudamericane ed africane”. A denunciarlo è Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria (S.PP.), che in una nota ha tracciato un bilancio durissimo sugli episodi avvenuti nel periodo di Ferragosto.

Il quadro, sottolinea Di Giacomo, è stato segnato da due evasi a Bolzano (uno già ripreso), il suicidio di un 17enne tunisino arrivato in Italia da solo, il suicidio di un 19enne al primo giorno di detenzione a Benevento, due tentativi di suicidio a Torino e Regina Coeli, un decesso a Civitavecchia per cause ancora da accertare, oltre alla rivolta a Regina Coeli con incendi e aggressioni agli agenti. A Catanzaro, invece, un detenuto in stato di ebbrezza ha aggredito personale di polizia penitenziaria.

“È stata scritta la pagina più nera del nostro sistema penitenziario – afferma – che ha toccato il fondo raggiungendo un livello di emergenza mai visto prima”. I numeri confermano la gravità: 55 suicidi, 103 morti per altre cause (33 ancora da accertare), per un totale di 158 morti dall’inizio dell’anno; 2.400 agenti aggrediti e costretti a cure mediche; evasioni e tentativi di evasione aumentati del 120%; rivolte cresciute del 200%; sequestri di droga +150% e di telefoni cellulari +180%.

Per Di Giacomo il dibattito politico sul carcere è “stucchevole”: da un lato i “buonisti” che raramente visitano gli istituti, dall’altro i “duri” che rifiutano ogni misura alternativa alla detenzione e non affrontano il problema del sovraffollamento, principale causa delle criticità. “Ancora più grave – aggiunge – è l’atteggiamento di chi, dentro e fuori il governo, continua a dire che va tutto bene”.

“L’unica certezza – conclude – è il rischio quotidiano che corrono gli agenti penitenziari, in un clima di apprensione costante per le loro famiglie. È arrivato il momento di accendere nell’opinione pubblica la stessa attenzione che si riserva alle morti sul lavoro, perché non vogliamo che in una situazione da penitenziari sudamericani ci scappi il morto tra i lavoratori in divisa e al servizio dello Stato”.

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