Diga di Campolattaro e potabilizzatore. Altrabenevento torna ad occuparsi di un problema che è stato nell’immediato passato al centro di appropondimenti e di polemiche che non perdono di intensità, nonostante il progetto non sembri avere ostacoli e progredisca ormai inevitabilmente. Grande la mole di investimenti profusi e grandi anche i risultati che si attendono. Molti di questi prenderanno strade assai lontane dal Sannio e dai suoi interessi. C’è poi il problema del potabilizzatore; sette km di tunnel scavato sotto una collina assai problematica. Gabriele Corona riparte nell’analisi di questo maxinvestimento da 750 mln di euro
“L’intero progetto da completare entro il 31 marzo 2026 (c’è già un anno di ritardo sul cronoprogramma), che prevede anche la realizzazione di nuove condotte idriche, un potabilizzatore e due centrali idroelettriche, costa 750 milioni di euro, è stato presentato dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini (Lega) e dal presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca (PD) con toni roboanti e trionfanti davvero esagerati.
Secondo i due politici ai quali si aggiunge il coro bipartisan degli amministratori locali, la Diga è l’opera idraulica più importante del mezzogiorno d’Italia, per irrigare gran parte dei campi della provincia di Benevento e risolvere la crisi idrica della Campania grazie a milioni di metri cubi di acqua.
In realtà il progetto prevede ogni anno l’utilizzo di soli 26 milioni di metri cubi ad uso irriguo e 29 milioni di metri cubi da potabilizzare e destinare soprattutto alla provincia di Caserta. Nonostante le cifre altisonanti (che impressionano gran parte dei giornalisti locali disposti come al solito a strombazzare informazioni distorte per diffondere propaganda politica senza alcuna verifica) i quantitativi di acqua utilizzabili sono davvero poca cosa rispetto al fabbisogno.
I 26 milioni di metri cubi all’anno consentono di irrigare solo da giugno a settembre 15.000 ettari tra la valle telesina e la provincia di Caserta, poca cosa, rispetto ai 133.400 ettari di terreni agricoli della provincia di Benevento.
Quindi la Diga che era nata soprattutto per irrigare i campi del Sannio (come ha più volte ricordato Roberto Costanzo) non servirà a questo scopo e soprattutto non potranno utilizzare quell’acqua proprio i contadini dell’alto Tammaro.
I 29 milioni di metri cubi di acqua all’anno destinati al consumo umano, pari a 2.800 litri/secondo dovranno essere potabilizzati, operazione costosa e rischiosa considerati gli inquinanti che finiscono nell’invaso (impianto di trattamento rifiuti di Sassinoro, scarichi industriali di Morcone e Campolattaro, fogne senza depuratori, acque piovane che raccolgono stallatico, liquami da discariche abusive) e poi forniti per i tre mesi estivi in gran parte alla provincia di Caserta ma anche alla città di Benevento.
Non si tratta di risorsa aggiuntiva perchè serve a sostituire quella buonissima del Biferno.
Vi è da precisare, inoltre, che il progetto “Utilizzazione idropotabile della Diga di Campolattaro” del 2007 prevedeva anche la nuova condotta da Curti a Benevento per fornire a tutta la città l’acqua dalle sorgenti molisane per tutto l’anno e chiudere i pozzi di Pezzapiana. Quel progetto però è stato modificato nel 2021 per richiesta dell’EIC (lo stesso che vuole privatizzare il servizio idrico nel Sannio) e prevede la nuova condotta solo fino a Ponte.
La tubazione Ponte-Benevento, già finanziata, non sarà più realizzata e pertanto rimarranno aperti i pozzi di Pezzapiana (era stata già decretata la chiusura) per continuare a fornire acqua contaminata da tetracloroetilene a 30.000 abitanti (quartieri Ferrovia, Libertà, centro storico basso e contrade limitrofe) mentre nella parte alta sarà fornita nei mesi estivi acqua pessima dalla diga di Campolattaro in sostituzione dell’acqua ottima del Biferno.