(Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un papà che si è visto negare la possibilità di accompagare la propria bambina in prossimità dell’ingresso della scuola, nonostante alla piccola sia riconosciuta una invalidità al 100% )
Sono il papà di una bambina speciale, una guerriera che, sin troppo presto, si è trovata a combattere la battaglia più dura: quella contro una malattia oncologica. Dopo l’ultimo intervento chirurgico, purtroppo, ha riportato danni irreversibili che le impediscono di camminare come una volta. La sua invalidità è riconosciuta al 100%, ed è titolare di un pass disabili che non è un privilegio, ma la triste conferma di una vita resa più fragile.
Con il cuore di padre, ho chiesto un’autorizzazione per poterla accompagnare fin dentro l’istituto scolastico e riprenderla all’uscita, nel pieno rispetto delle regole di sicurezza. Una richiesta semplice, dettata solo dall’amore e dalla necessità di garantire a mia figlia dignità e serenità.
La risposta, però, è arrivata fredda e impersonale, attraverso una pec che negava l’autorizzazione. In quel momento non mi è stato negato solo un permesso, ma anche un briciolo di comprensione, di umanità, di attenzione verso chi ogni giorno già porta sulle spalle un peso enorme.
Avrei potuto intraprendere un’azione legale per far valere un diritto sacrosanto, ma ho scelto di non farlo. Non per mancanza di forza, ma perché stanco di scontrarmi con muri di indifferenza. Ancora una volta mi sento sconfitto, ma questa sconfitta non è solo mia: è la sconfitta delle istituzioni, delle belle parole spese sull’inclusione, che restano scritte nei discorsi ma non trovano riscontro nella realtà.
Si può rispondere citando mille normative, ma davanti a un dramma come il nostro dovrebbero esistere due parole più forti di qualsiasi regolamento: deroga e buon senso. Soprattutto quando esistono precedenti, quando altre persone con pass disabili possono accedere. Allora mi chiedo: chi può davvero decidere quale invalidità al 100% sia “più degna” di rispetto e quale no?
Ogni volta dover raccontare e mostrare il nostro dolore è già una ferita, ma vederci chiudere la porta in faccia dalle istituzioni è un colpo ancora più duro. Stiamo parlando di una bambina che non solo è diventata invalida, ma che purtroppo non potrà che peggiorare.
Scrivo queste righe con amarezza e con il cuore spezzato. Questa non è solo la mia sconfitta, ma quella di tutti noi.
Grazie a chi avrà la sensibilità di leggere con il cuore.