Nel segno di Mogol si è aperto questo pomeriggio all’ex Seminario Arcivescovile in Viale Atlantici il settimo Forum delle aree interne quest’anno tutto incentrato sul tema della cultura. Monsignor Accrocca ha introdotto alla due giorni presentando il messaggio del Capo dello Stato Mattarella che, dice, si allinea profondamente allo spirito dell’iniziativa.
Che è quello di accendere un faro possente sul discorso della salvaguardia delle peculiarità economiche e culturali di una larghissima fetta di Paese il cui sistema verte proprio sulle zone che non sono quelle della metropoli. Un messaggio chioaro e al tempo stesso difficile da veicolare, anche in presenza di impostazioni chirissime nella loro esposizione e che tendono a considerare l’appennino come una zavorra da lasciare al proprio destino.
E Mogol, al secolo Giulio Rapetti, è testimone che di “osso”, alla maniera di Manlio Rossi Doria, non solo si può vivere ma che addirittura è una scelta esistenziale preferibile al “logorio della vita moderna”, chi è più attempato sa, cui si rischia di andare incontro nelle città convulse
San Francesco, il santo delle aree interne e non è un azzardo. Tra La Verna, Greccio, Assisi, Poggio Bustone, ed altri luoghi ascetici il Patrono d’Italia ha sparso mla sua fede. Mogol e Cocciante stanno scrivendo un’opera musicale proprio sul Poverello dio Dio.
