Nella sua stanza risuonano spesso le note dei The Kolors, il suo gruppo preferito. “Italodisco” accompagna le ore della riabilitazione, insieme alle sedute di logopedia e fisioterapia. Ora Antonia riesce a stare seduta in carrozzina e mostra momenti di attenzione, osservando le bambole che la zia Marisa le ha portato da casa, gli stessi giochi che avevano riempito la sua cameretta.
“Il cammino sarà lungo, ma stiamo dando tutti il massimo”, spiega il dottor Carmine D’Avanzo, responsabile della Neuroriabilitazione del Neuromed. Con lui i colleghi David Iapaolo e Fulvio Aloj, che seguono da vicino l’evoluzione clinica. I medici restano prudenti: i tempi di recupero potrebbero variare dai 120 ai 180 giorni.
Intanto, il fratello maggiore Mario, 24 anni, è sempre accanto a lei. Dopo la tragedia è tornato da Rimini e non la lascia sola un giorno. Con i nonni e la zia ha scritto una lettera di ringraziamento alla comunità di Paupisi, che continua a pregare per la giovane: “Che il Signore le dia la forza di tornare presto tra noi”.
Il paese, ancora sconvolto, si stringe intorno alla famiglia. “Stiamo facendo di tutto per sostenerli – dice il sindaco Salvatore Coletta – e speriamo di riabbracciare presto Antonia”.
Nel frattempo, il padre Salvatore Ocone, autore della strage, resta nel carcere di Benevento. È in stato di sorveglianza costante e non ha mai chiesto notizie della figlia.
Antonia, invece, continua a lottare in silenzio. Con la musica, le bambole e l’affetto dei suoi cari, nella clinica di Pozzilli la vita comincia – piano piano – a tornare a farsi sentire.