Non è solo una storia di chilometri percorsi. È una storia che parla a tutti: a chi corre, a chi vorrebbe iniziare, a chi pensa di non farcela. Quattro maratone in 28 giorni, affrontate da due atleti amatori, dimostrano che lo sport è prima di tutto una scuola di vita, capace di insegnare disciplina, sacrificio e fiducia in se stessi. Imprese come questa si collocano idealmente nel solco di quelle realizzate, a livelli e contesti diversi, da grandi interpreti della corsa di resistenza come Giorgio “Re Giorgio” Calcaterra, capace di correre decine di maratone consecutive, o da altri maratoneti e ultramaratoneti che hanno dimostrato come la distanza non sia solo una misura fisica, ma soprattutto una conquista mentale.
I protagonisti sono Remo Cavoto e Antonio Soriano, portacolori della Podisti Alto Sannio, una delle realtà più attive e partecipate del panorama podistico amatoriale. In meno di un mese hanno attraversato l’Italia correndo quattro volte la distanza regina dell’atletica: Maratona della Grecia Salentina, Estra Maratona di Firenze, Maratona di Latina e, infine, Maratona del Tricolore di Reggio nell’Emilia.
La prima tappa, nel Salento, è stata anche la più simbolica. Alla Maratona della Grecìa Salentina, Remo Cavoto ha affrontato la sua prima maratona in assoluto, mentre Antonio Soriano tornava sulla distanza dopo sette anni, con alle spalle solo due esperienze risalenti al 2018. Nessuna ricerca di clamore, nessuna sfida lanciata al mondo: solo la voglia di mettersi alla prova.
La seconda maratona, quella di Firenze, ha rappresentato il momento più alto dal punto di vista sportivo: entrambi hanno fatto registrare il proprio personal best, correndo tra il Duomo, Ponte Vecchio e i Lungarni, spinti da un pubblico straordinario. Un risultato che ha dato ulteriore forza al progetto, confermando che la strada intrapresa era quella giusta.
A Latina, nella XXIV Maratona di Latina, è arrivata la prova della maturità: gestione della fatica, controllo del ritmo, capacità di andare avanti anche quando le gambe iniziano a presentare il conto. L’epilogo, infine, alla Maratona del Tricolore di Reggio Emilia, dove il traguardo ha avuto il sapore della conquista definitiva: quattro maratone, in 28 giorni, portate a termine con onestà e determinazione.
“Questa non è solo un’impresa sportiva, sottolinea il Direttivo della Podisti Alto Sannio, ma un messaggio che vogliamo lanciare soprattutto ai più giovani e a chi pensa che lo sport sia riservato a pochi. Lo sport è per tutti, se praticato con intelligenza, gradualità e passione. Remo e Antonio dimostrano che i limiti spesso sono solo mentali e che il sacrificio, se condiviso, diventa forza”.
Una dichiarazione che va oltre il risultato e tocca il cuore della missione della società: promuovere il benessere, la socialità e uno stile di vita attivo, in cui la corsa diventa strumento di crescita personale e collettiva.
Parole semplici da parte di Remo Cavoto, alla sua prima esperienza sulla distanza:
«Non avrei mai pensato di correre quattro maratone in un mese, figuriamoci alla prima esperienza. Ho imparato che il corpo può fare molto più di quello che crediamo, se la testa resta calma e se si rispettano i tempi. Ogni sacrificio è stato ripagato».
Gli fa eco Antonio Soriano, tornato alla maratona dopo anni: “Dopo il 2018 pensavo che la maratona fosse un capitolo chiuso. Invece mi sono riscoperto, passo dopo passo. Queste quattro gare mi hanno insegnato che non è mai troppo tardi per rimettersi in gioco. La fatica c’è, ma ti restituisce qualcosa di enorme”.
Dunque, lo sport come esempio, non come spettacolo. In un’epoca in cui lo sport è spesso raccontato solo attraverso record e classifiche, la storia di Cavoto e Soriano riporta al centro il valore educativo dell’attività fisica. Correre non per apparire, ma per stare bene. Allenarsi non per primeggiare, ma per migliorarsi. Accettare i sacrifici non come rinunce, ma come investimenti su se stessi.
Quattro maratone in 28 giorni non sono un punto di arrivo, ma un messaggio chiaro: i limiti esistono per essere affrontati, non per fermarci. E lo sport, se vissuto con passione e rispetto, resta uno degli strumenti più potenti per impararlo.