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Benevento| Centro disabili, la nota di Rete Sociale

Benevento| Centro disabili, la nota di Rete Sociale

7 Agosto 2018 | by Anna Liguori
Benevento| Centro disabili, la nota di Rete Sociale
Attualità
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Riceviamo e pu bblichiamo:

“La notizia è di sabato scorso: il sindaco di Benevento Clemente Mastella è riuscito a sottrarre formalmente il Centro “E’ più bello insieme” alla cooperativa “La Solidarietà”: la struttura sarà messa a gara dall’Ambito. Ma la notizia passata quasi in sordina è che il Comune è riuscito anche a chiudere il centro nel frattempo: i voucher promessi, sono stati negati ieri ai familiari. Perché? “Motivi burocratici… forse a settembre”.
Così è stato avviato il primo, concreto rischio di chiusura definitiva di un centro che per 17 anni ha resistito con lotte e sacrifici, alle crisi e alle paventate chiusure provocate da politiche miopi. Ma questa volta, il rischio è maggiore: sia perché al vertice delle principali istituzioni beneventane mancano uomini in grado di difenderlo; sia perché il “modo” in cui si è giustificata la necessità della gara rischia di distruggere non solo un bene prezioso per la collettività, ma – come accade quando parte la macchina del fango contro chi non lo merita – di danneggiare tutta la comunità. Perché il fango del sospetto gettato sulla Caritas e sulle cooperative nella sua orbita, rischia di vanificare anche il lavoro meraviglioso fatto da tutte le altre cooperative senza fini di lucro per reinserire nella società disabili fisici, psichici, ex detenuti e migranti. Mai un servizio per disabili, infatti, era stato così attaccato e vituperato da un rappresentante dello Stato che dovrebbe esserne lo strenuo difensore. Perché? Trovare una risposta a questo interrogativo è vitale. Non solo per noi “familiari ” ma per tutti. Perciò ci proveremo: assumendoci la responsabilità di affermazioni che sosterremo anche in Tribunale se ciò servirà a fare chiarezza.

LA CARITAS OPERA CON SUE COOPERATIVE IN TUTT’ITALIA: PERCHE A BENEVENTO NON PUO’?

“La prima cosa che ho scoperto… è che la Caritas è una cosa e non si mischia con le cooperative…. perché Caritas fa attività di natura caritatevole… di volontariato puro…. dare da mangiare agli affamati e vestire gli ignudi…. Qua invece siamo in presenza di una cooperativa ( “La “Solidarietà” ndr) come tutte le altre soggetta alla logica del mercato…. un conto è la tutela dei ragazzi, un conto è tener conto delle esigenze di mercato delle cooperative… il Comune aveva due pullmini che aveva dato alla Caritas… non a questi per gestire…. io non credo sia corretto…rispetto alle altre diventa concorrenza sleale…”. Questi concetti sono stati snocciolati dal sindaco Mastella in conferenza stampa, non secondo una coerente logica di pensiero, ma disseminati qua e là, insieme ad altre notizie vaghe e allusive – come il riferimento ai NAS o a un “dischetto anonimo con una serie di fotografie degli ambienti del Centro… riguardo l’igienicità dei luoghi….” – in un “affabulare” frammentato e spesso incomprensibile che non chiarisce ma alimenta interrogativi e sospetti (confronta la trascrizione riportata sulla pagina Facebook “NO SALUTE MENTALE A PORTE CHIUSE”).
Risultato: il messaggio che arriva all’opinione pubblica è che questo rapporto tra la Caritas, il suo direttore Don Nicola, il coordinatore Angelo Moretti e le attività delle cooperative: “è poco cristiano… Il regime di monopolio non va bene. C’è bisogno di competizione per favorire proprio i disabili….”
Evidentemente Mastella conosce talmente poco il mondo del sociale, da ignorare che in tutt’Italia, il rapporto tra Caritas e cooperative è un normale rapporto di cogestione: la diocesi di Milano gestisce le più belle opere di carità attraverso le sue cooperative. E così la diocesi di Firenze o di Torino attraverso cooperative, fondazioni e associazioni di volontariato nate per aiutare chi ne ha bisogno. Anche la Caritas di Benevento in questi 11 anni di direzione di Don Nicola De Blasio, ha aiutato molti giovani a formare cooperative i cui operatori – con contratti a tempo indeterminato – sanno di doversi impegnare a lavorare per missione e risultati, non per prestazioni ad ore. Una regola che ha prodotto miracoli. Dall’incontro tra Caritas e società civile beneventana, infatti, è nato il Consorzio di cooperative “Sale della terra” che solo un “ignorante” (nel senso di “colui che ignora”) può paragonare a un “monopolio”: perché ignora la differenza tra questo e una rete di economia sociale cittadina costituita anche da persone che si portano dietro storie difficili ed esperienze dolorose. Così il Consorzio è divenuto un esempio nazionale di buona economia sociale per la sua capacità di coinvolgere persone che vanno oltre il fine dello stipendio: come dimostrano le decine di disabili, migranti ed ex detenuti presi in carico gratis con risultati – per la loro salute e qualità di vita – sorprendenti.
IL PARADOSSO CHE NE FA UN CASO UNICO IN ITALIA

L’accostamento con “regole di mercato” e “concorrenza sleale”, dunque, non solo è improponibile – come ha spiegato anche il presidente dei Giuristi Democratici, Maria Teresa Vallefuoco sulla stampa (e su “No salute mentale a porte chiuse”) – ma fuorviante e, per certi versi, inquietante: perchè un sindaco si preoccupa di concorrenza sleale? Il suo compito dovrebbe essere monitorare il buon funzionamento dei sevizi sociali – soprattutto se il suo Comune risulta ultimo in Campania – non governare le regole del mercato: che spetta, invece, all’Unione Europea. Di fronte a un Centro che colma i vuoti dell’inadeguatezza comunale, un sindaco dovrebbe esclamare: “Magari ce ne fossero tanti così!”. Ma non lo fa. Anzi – e qui sta il paradosso e l’assurdità amministrativa di questa storia che ne fa un caso unico in Italia – il sindaco diventa controparte di un Centro per disabili che funziona bene, anteponendo astruse logiche di mercato ai bisogni e alle richieste degli utenti.
Come mai?
Se si guarda a “E’ più bello insieme” come caso isolato, la risposta non si trova. Ma inquadrato nell’orbita del Consorzio definito “monopolio”, forse la risposta emerge proprio dalle parole del sindaco Mastella laddove, dopo la premessa – “la Caritas non si mischia con le cooperative” – aggiunge: “… perché Caritas non partecipa come è capitato arrivando quarta/quinta… per gli SPRAR… Qua invece siamo in presenza di una cooperativa che ha partecipato allo SPRAR arrivando quarta e dice che tutti gli altri quattro sono cattivi e loro sono buoni, ma questo è un regime di concorrenza…”

LO STRANO ACCOSTAMENTO “DISABILI” E “MIGRANTI”

Che strano: perché il sindaco nella conferenza stampa sul centro per Disabili gestito dalla “Solidarietà”, tira fuori la gara per lo Sprar persa dalla cooperativa Caritas il “Melograno” che per questo ha fatto ricorso? Direbbe Di Pietro: “che c’azzecca?” L’accostamento tra disabili e migranti è un lapsus involontario o un preciso messaggio? Sta di fatto che la Caritas di Benevento ha portato avanti la campagna “Welcome” di accoglienza ai migranti in tutta Italia, ricevendo solo encomi; ha incluso nel mondo del lavoro oltre 100 migranti; su questa valida esperienza – che ha coinvolto 15 sindaci della provincia di Benevento e Avellino, oltre a Leoluca Orlando, sindaco di Palermo – Don Nicola, Moretti e Gabriella Giorgione hanno scritto un libro-manifesto “L’Italia che non ti aspetti” (ed. Città Nuova) già presentato in Lombardia, Piemonte, Puglia e il prossimo 26 agosto a Venezia, durante il festival del cinema. Ebbene, perché il “Melograno” non dovrebbe fare ricorso contro l’aggiudicazione ritenuta illegittima alla cooperativa “Esculapio” di Marano, se ne intravede gli estremi? Ed è solo un caso se l’annuncio del ricorso contro quest’aggiudicazione ha scatenato l’attacco del Comune contro “E’ più bello insieme”? Un dubbio che nasce spontaneo proprio perché è il sindaco ad accomunare le due vicende tirando in ballo “concorrenza” e “mercato”.
Ma in effetti questa nuova realtà sociale dà fastidio a un certo “tipo di mercato”: perché se le cooperative Caritas inizialmente marginali, grazie al sostegno di una rete di familiari e grazie alle altre cooperative sorte a Benevento sulla medesima base di valori, sono riuscite ad affermare un “sistema di qualità” capace di salvare disabili, ex detenuti e migranti a basso costo, questo sistema intralcia il “mercato degli esseri umani” basato sul lucro e sullo sfruttamento dei più deboli. E purtroppo questa lotta al “mercato di vite umane” – che proprio la nostra associazione avviò nel 2013 in psichiatria con l’aiuto anche della Caritas – oggi si sta spegnendo. Come mai? Perché nell’anno “di grazia” 2013 si verificò un fortunato connubio tra persone giuste al posto giusto. Il palco di Beppe Grillo – installato per caso “al posto giusto”: sotto la sede della Asl – fece da cassa di risonanza alle nostre denunce alla dirigenza della Salute Mentale che continuava a foraggiare i costosi “manicomi privati” buoni solo a cronicizzare la malattia mentale. E fra le “persone giuste” che raccolsero la denuncia, i primi furono il direttore generale e sanitario della Asl, Rossi e Ventucci che avviarono il tavolo di lavoro con cui i Progetti Terapeutico Riabilitativi Personalizzati (PTRI) per una “vera cura” dei disabili psichici, sono stati adottati a Benevento e provincia. La reazione delle lobbie della psichiatria e della riabilitazione, però, fu violenta. E solo con l’aiuto di altri “uomini giusti” si è potuto arginarla: quelli ai vertici della Caritas e delle sue cooperative – che hanno seguito gratis tanti pazienti pur di dimostrare che la cura funziona – e l’allora vescovo di Benevento Andrea Mugione. Coraggioso e lungimirante, ci concesse un’intervista in cui dichiarò: “È la prima volta che la Diocesi prende pubblicamente parola su questo tema, anche se da anni la Caritas Diocesana promuove strutture per il benessere delle persone con sofferenza psichica e fisica. Ed è la prima volta che lo fa… schierandosi al fianco di un’idea portata avanti dalle famiglie… proponendo ai sistemi sanitari un vero cambiamento culturale: passare dalla logica delle strutture a quella dell’accoglienza sociale basata sulla rete territoriale… E l’adesione della Diocesi è totale”. Su questa strada poi hanno camminato i fatti: le guarigioni di chi stava male da anni, i reinserimenti nella vita e nel lavoro grazie a nuove cooperative senza fini di lucro – non solo della Caritas – selezionate e inserite in un apposito albo della Asl.

PERCHE’ E’ A RISCHIO ANCHE LA SOCIETA’ BENEVENTANA

Che cosa è cambiato rispetto ad allora? Gli uomini al vertice. E’ cambiato il vescovo: quello di oggi è soprattutto uno studioso. E’ cambiato il vertice Asl: che dopo avere inaugurato un’assurda “rotazione” di psichiatri alla direzione del DSM – trasformandolo in un’auto senza autista – ha di fatto bloccato la riforma: nel 2018 è stato avviato un solo PTRI. Non solo, di recente ha fatto un’operazione simile a quella del sindaco: con una gara, ha tolto il lavoro di lavanderia e piccoli rammendi affidato ad una piccola cooperativa che da 20 anni impiegava disabili psichici, per affidarlo ad un’impresa dotata di più adeguati “macchinari”. Come è stato possibile tuto ciò? Proprio perché quel muro di protezione offerto dalla Caritas di Benevento a TUTTE le valide cooperative sorte in questi anni, rischia di sgretolarsi non solo per la pressione delle lobbie, ma anche per l’incomprensione di chi, abituato a logiche economiche e ad altri interessi, non riesce a decifrare una lotta fatta per i diritti e le esigenze sociali.
Ecco perchè a nostro avviso, più che “E’ più bello insieme”, oggi è in bilico il baluardo di valori e la possibilità di “scegliere liberamente” da “chi” farsi accudire e curare, che il centro rappresenta per la società beneventana: alla quale, ora, spetta decidere se difendere o meno tutto questo.”

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