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Roma| La rivoluzione degli italiani, dall’apericena a gavetta

Roma| La rivoluzione degli italiani, dall’apericena a gavetta

14 Ottobre 2016 | by Anna Liguori
Roma| La rivoluzione degli italiani, dall’apericena a gavetta
Attualità
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ROMA -Dall’affermarsi del rito dell’apericena, che coinvolge quasi sei italiani su 10 (59%), al ritorno della gavetta in ufficio, che riguarda il 40% degli italiani almeno qualche volta, è in atto una rivoluzione a tavola con la destrutturazione dei pasti che si adeguano ai nuovi ritmi di vita e di lavoro. E’ quanto emerge dalla presentazione dei risultati della prima indagine sui “Cambiamenti delle abitudini alimentari degli italiani” da parte del presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo e del Presidente di Ixe’ Roberto Weber all’apertura del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione a Cernobbio. Nata dal mixage tra il rito dell’aperitivo e un pasto propriamente detto, di solito la cena – spiega la Coldiretti -, la cosiddetta apericena si è affermata in pochissimo tempo come un momento di aggregazione con connotati innovativi che riguarda soprattutto i giovani e contrassegna spesso i weekend.

A fare da apripista – precisa Coldiretti – sono stati alcuni contesti del Nord dove l’aperitivo è un antico rito sociale ma la nuova formula si è andata diffondendo un po’ ovunque nel territorio nazionale, dallo Spritz del Veneto fino al centro di Milano o nella stessa Capitale l’aperitivo e diventato un momento di convivialità in cui conversare, mangiare e bere qualche cosa e rallentare in modo anche netto rispetto alla concitazione della quotidianità. In particolari contesti metropolitani, da Milano a Torino a Roma, anche ma in quasi tutte le altre città, l’aperitivo e i luoghi in cui incontrarsi per farlo sono diventati uno dei pilastri della relazionalità di persone. Anche grazie alla molteplicità di offerte messe a disposizione dei locali, l’aperitivo in chiave moderna è diventata l’occasione per accompagnare il necessario contenimento delle spese dettato dalla crisi economica con una attenzione alla qualità dell’alimentazione. L’opportunità – spiega la Coldiretti – per gustare formaggi, salumi, olive o anche semplicemente pizzette speciali, il tutto a costi estremamente contenuti. Non mancano casi in cui – spiega Coldiretti – vengono organizzate serate a tema con prodotti a chilometri zero del territorio o prove di degustazioni su vini territoriali

Se sulla cena tradizionale pesa la ricerca di convivialità fuori casa, a condizionare i cambiamenti nel pranzo sono i ritmi di lavoro con pause troppo brevi per consentire il rientro a casa che spesso si trova anche lontano dall’ufficio o dall’azienda. L’11% degli italiani porta il pranzo da casa sul luogo di lavoro regolarmente, il 12% lo fa spesso e il 17% almeno qualche volta secondo Coldiretti/Ixe’. Si porta dunque la “gavetta” o la “schiscetta” al lavoro per risparmiare, ma anche per essere sicuri della qualità del pranzo o semplicemente perché si preferisce ricordare sapori e profumi casalinghi.

Una tendenza confermata dalla passione in cucina degli italiani che nel 30% dei casi dichiarano di amare molto lo stare ai fornelli, nel 39% abbastanza, nel 23% poco e solo nell’8% per niente. Una attenzione inimmaginabile nel passato – nota la Coldiretti – con l’abilità nel cucinare che è diventato un’attività di massa rappresentativa di uno stile di vita e portatrice di grande gratificazione personale. Anche se è ancora una pratica prevalentemente femminile si afferma soprattutto nelle giovani generazioni con una partecipazione maschile senza precedenti. Un modo per esprimere creatività ma anche un momento di svago da condividere con gli amici

Il boom dei fornelli conferma il trend che vede oggi in Italia quasi uno studente su quattro scommettere su una prospettiva di lavoro futuro nell’agricoltura e nel cibo” ha dichiarato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “più in generale, il sempre crescente interesse per la cucina e il mangiar bene è anche ‘figlio’ dei primati che il nostro Paese ha conquistato in questi anni in termini di qualità dei suoi prodotti agroalimentari”.

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