L’associazione TV INSIEME esprime profonda preoccupazione per gli effetti della sentenza n. 44/2025 della Corte Costituzionale, pubblicata lo scorso 15 aprile. L’applicazione di questa decisione comporterà, per le emittenti televisive collocate oltre la 100ª posizione nella graduatoria, l’assegnazione di contributi irrisori, del tutto insufficienti a sostenere l’attività aziendale, senza prospettive di cambiamento della situazione.
L’applicazione delle norme previste dal DPR 146/2017 per il riparto dei contributi pubblici destina la quasi totalità delle risorse – circa il 95% di 100 milioni di euro annui – alle sole prime 100 emittenti in graduatoria. Alle televisioni già consolidate vanno milioni di euro, mentre alle emittenti locali classificate dal 101° posto in poi, pur pienamente conformi ai rigorosi requisiti delle tv commerciali (almeno 11 dipendenti a tempo pieno, inclusi giornalisti professionisti, obblighi di informazione giornaliera, rispetto dei codici di autoregolamentazione a tutela dei minori, regolamenti sugli eventi sportivi, ecc…), restano solo briciole: contributi irrisori e del tutto insufficienti a garantire lo sviluppo dell’informazione, la crescita delle emittenti e il pluralismo regionale.
Non si comprende perché il principio secondo cui il contributo pubblico sia essenziale per la sopravvivenza delle prime 100 emittenti – come le stesse affermano – non debba valere anche per le altre televisioni locali, che da anni svolgono con professionalità il proprio ruolo di presidio informativo e democratico.
Si tratta di una disparità di trattamento che le televisioni locali oltre la 100ª posizione hanno con fatica combattuto sin dal 2017, fronteggiando l’iniqua distribuzione delle risorse con la sola forza della propria capacità imprenditoriale, non potendo contare sulla contribuzione statale che ha invece arricchito quelle emittenti che spartiscono la fetta maggiore.
Dopo otto anni di estenuante contrapposizione e duro lavoro, è arrivato il momento della resa dei conti. La Consulta non ha condiviso le osservazioni critiche dell’Autorità Antitrust e del Consiglio di Stato, generando effetti collaterali non certo desiderati.
È il momento in cui lo Stato, che ha portato queste emittenti vicino alla fine, intervenga per evitarne la morte certa. Lo Stato ha il dovere – e la convenienza – di occuparsi del sostentamento di oltre 600 addetti dell’informazione che, entro i prossimi mesi, sono a rischio di non avere più un lavoro.
TV INSIEME chiede con urgenza un intervento legislativo immediato che crei un meccanismo virtuoso per tutto il sistema, stanziando un fondo destinato alle sole emittenti oltre la 100ª posizione. Un fondo utile ad aiutarle ad accedere alla classifica superiore e che funga da ammortizzatore per quelle che dovessero uscirne senza colpa.
Solo così si potrebbe scongiurare una crisi devastante per l’editoria televisiva locale colpita dalla sentenza, e allo stesso tempo si creerebbe un sistema virtuoso per lo sviluppo dell’intero comparto.
Tutti i cittadini italiani hanno diritto a un’informazione libera e vicina al territorio, con un ampio pluralismo televisivo locale.
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