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Crisi agricola nel Sannio, De Leonardis lancia l’allarme. “Senza interventi urgenti, rischiamo di assistere al collasso di diverse aziende del settore primario”

Crisi agricola nel Sannio, De Leonardis lancia l’allarme. “Senza interventi urgenti, rischiamo di assistere al collasso di diverse aziende del settore primario”

28 Aprile 2025 | by Redazione Bn
Crisi agricola nel Sannio, De Leonardis lancia l’allarme. “Senza interventi urgenti, rischiamo di assistere al collasso di diverse aziende del settore primario”
Attualità
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Nel cuore del Sannio, il comparto agricolo è alle corde. A lanciare un accorato grido d’allarme è Nicola De Leonardis, presidente regionale di Confcooperative FedAgriPesca Campania e Presidente della cooperativa zootecnica Terramadre, che descrive per moltissime aziende una realtà al limite del collasso. “Stiamo assistendo a un progressivo impoverimento di molte aziende agricole: quasi la metà di quelle attive nella cerealicoltura e nell’allevamento è al limite della sostenibilità”.

Le cause della crisi sono molteplici, ma una in particolare spicca su tutte: la ridotta dimensione delle imprese agricole, in particolare nei territori del Fortore, dell’Alto Tammaro e del Medio Calore. Si tratta per lo più di aziende a conduzione familiare, costrette a fronteggiare l’aumento esorbitante dei costi di gestione e un mercato che non sempre riconosce il giusto valore al loro raccolto e alle loro produzioni.

A questo si aggiunge la situazione di quelle imprese schiacciate dal peso di mutui e prestiti, ormai incapaci di sostenere i crescenti costi di produzione.
«Senza i premi comunitari della PAC – avverte De Leonardis – molte avrebbero già chiuso i battenti. Se l’Unione Europea dovesse ridurre i sostegni, sarebbe un colpo mortale».

A parità di superficie, le piccole e medie aziende specializzate in colture arboree, come vigneti e oliveti, riescono – pur tra molte difficoltà – a resistere meglio all’impatto. Al contrario, per le aziende dedicate alle coltivazioni a seminativo e all’allevamento di bestiame, la situazione appare ben più critica. Gli allevamenti, spesso costituiti da pochi capi, non producono ricavi sufficienti per sostenere investimenti e adeguamenti strutturali. «Senza incentivi pubblici – spiega – sarà impossibile conformarsi alle nuove normative europee in materia di benessere animale e standard igienico-sanitari. Questo comporterà la chiusura di molte stalle e la perdita di un importante patrimonio zootecnico locale.»

A gravare ulteriormente sul settore, una cronica carenza infrastrutturale. “L’assenza di collegamenti efficienti – sottolinea De Leonardis – incide pesantemente sulla competitività e sui costi di gestione.” Anche il problema dell’irrigazione è cruciale: vaste aree del Tammaro e del Calore restano inutilizzate o sottosfruttate a causa della scarsa qualità delle acque.

La proposta è chiara: “Servono investimenti in depuratori comunali, invasi e bacini idrici, per immagazzinare e migliorare la qualità delle risorse e favorire la diversificazione produttiva. Solo così si potrà introdurre una reale riconversione e una valida rotazione colturale, elementi chiave per la sostenibilità economica.”

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