I portoni di Santa Sofia irrimediabilmente chiusi. Visitatori altrettanto irrimediabilmente fuori. Non è un biglietto da visita accettabile per una città che gonfia il petto e giustamente per i suoi straordinari monumenti, retaggio della sua storia bimillenaria. Non lo è a maggior ragione quando a serrare i catenacci è la chiesa di Santa Sofia, una sorta di unicum mondiale, bene UNESCO, dinanzi alla quale si sono infrante le speranze di un gruppo di turisti o di viaggiatori che alle 11 del mattino di un giorno feriale non l’hanno potuta ammirare e magari intrattenersi anche nell’incantevole chiostro a latere.
Ora, si dirà che ci sono degli orari precisi, ma qui parliamo di piena mattinata, che magari su qualche sito è segnalata l’apertura, che basta informarsi e il gioco è fatto; che si può magari ripassare più tardi ed altre più che plausubili giustificazioni. Non sapremo mai però se il visitatore avrà il tempo di restare e magari si chiederà perchè mai in un orario più che consono quel portone sia rimasto chiuso.
Magari sorriderà e non ci penserà più di tanto ma si può dire che, in definitiva, non si è fatta una bella figura e questo a prescindere da chi gestisce direttamente il bene, Chiesa o altro che sia. Nella città che si vuole aprire ai viaggiatori, che vuole imporsi all’attenzione generale e vuole mettere in mostra i propri gioielli, Santa Sofia chiusa alle 11 del mattino è un ossimoro nei confronti della vocazione a città d’arte e di cultura che giustamente si vuole perseguire.