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Emergenza carceri, Libera: “Basta silenzi, servono politiche concrete e giuste”

Emergenza carceri, Libera: “Basta silenzi, servono politiche concrete e giuste”

19 Agosto 2025 | by Redazione Bn
Emergenza carceri, Libera: “Basta silenzi, servono politiche concrete e giuste”
Attualità
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Per un carcere che rieduchi e sia inclusivo. I tragici accadimenti degli ultimi giorni, anche nella nostra città, accendono i riflettori su un’emergenza complessa e delicata come quella carceraria e come spesso succede gli stessi riflettori si spengono dopo qualche giorno lasciando le situazioni immutate.

La consapevolezza della complessità e delicatezza del tema impone un approccio serio, realistico, lungimirante e propositivo. Che il detenuto sconti la sua pena per i reati commessi, estinguendo il debito con la giustizia è un principio imprescindibile. Punto focale, considerando sempre (e per noi questo non è secondario),che dietro ad ogni reato c’è una vittima e la sofferenza di una o più famiglie.

In un paese democratico come il nostro, la Carta Costituzionale della Repubblica Italiana è la via maestra da seguire per evitare retoriche ideologiche.
Come Libera rimarchiamo con forza quanto richiamato nel punto 9 della nostra campagna nazionale denominata “ Fame di verità e giustizia” con tappa Beneventana nel mese di Maggio.
Un contributo in termini di analisi e proposte concrete.

Sono 83 i suicidi registrati nel 2024, ed un numero preoccupante da inizio 2025. Numeri che raccontano di Istituti penitenziari sempre più isolati ed in difficoltà. Luoghi che da spazi destinati alla sicurezza, si trasformano in contesti insicuri sia per chi sconta la pena, sia per chi vi presta servizio. Lo Stato dovrebbe amministrare la pena rispettando la legge ed i principi di giustizia sociale, tutelando in primis la dignità della persona.

“IL grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizioni delle sue carceri”. Scriveva Voltaire. Il carcere in questi mesi, sempre più spesso, ci sta raccontando, soprattutto nelle forme estreme dei suicidi, i drammi umani vissute dalle persone che vi sono detenute, ma anche di quelle che vi lavorano. Anche il corpo di Polizia Penitenziaria paga un conto salatissimo con il più alto indice di suicidi in Italia tra le forze dell’ordine: dal 2011 al 2022 si sono tolti la vita 78 agenti. Solo nel 2024 i suicidi sono stati 7.

Dato che impressionano e che relegano sempre di più gli Istituti penitenziari nell’isolamento, distanti e separati dal corpo sociale.
Oggi si assiste sempre di più ad una politica securitaria, con un conseguente aumento delle persone ristette nei penitenziari e l’incremento delle complessità che ne derivano e che rendono il carcere sempre più “difficile da gestire” e sempre più impermeabile verso l’esterno. La Corte Europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia in passato per le condizioni di sovraffollamento chiedendo azioni concrete per migliorare la situazione.

Il carcere rappresenta un luogo in cui legge e giustizia devono camminare insieme.

Per queste ragioni proponiamo di:
* Adottare ed applicare misure alternative per ottenere un impatto deflativo sulle pene detentive di breve durata e pertanto incidere sulla densità della popolazione carceraria.
* Incrementare gli organici sotto tutti i profili: educativi, amministrativi e della polizia.
* Favorire la capillarità dei servizi sociali e la corresponsabilità fattiva degli Enti Locali, dell’associazionismo del terzo settore e di tutte le parti sociali di un territorio.
* Migliorare le condizioni carcerarie ripensando questi spazi come luoghi di sicurezza per i detenuti e per quanti vi lavorano( personale penitenziario, sanitario ed educativo ) con un importante investimento in edilizia carceraria volto a sviluppare strutture specialistiche per piccoli gruppi.
* Riutilizzo dei beni confiscati per realizzare unità residenziali specializzate per “fragilità “ ( dipendenze e fragilità psichiatriche)
* Rafforzare e dare attuazione a politiche e programmi rieducativi e di inserimento, necessari per contrastare effetti desocializzanti. Aumentare le occasioni di lavoro e di percorsi professionalizzanti per dare corpo all’art.27 della Costituzione che vede nella pena uno strumento volto alla rieducazione di chi è oggetto di condanna.

Tutti hanno diritto ad una seconda possibilità se scelgono di rialzarsi e lo Stato nella sua pienezza deve creare le giuste condizioni.
In quest’ottica, il progetto “ AMUNÌ” vuol essere un opportunità rivolta alle strutture penitenziare per minori offrendo l’occasione di riprendere in mano la propria vita. Un esortazione siciliana a muoversi, non restare fermi, riprendere in mano vita e speranza. Così come avviene in altre realtà carcerarie per adulti, dove si vivono percorsi educativi partecipativi ed in alcuni casi riconciliatori.
Amunì lo diciamo anche ai politici affinché diano uno slancio alle iniziative parlamentari, mettendo al centro la dignità delle persone.

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