Un quadro sociale sempre più drammatico emerge dagli ultimi episodi di cronaca che coinvolgono gli istituti penitenziari campani. Mentre nelle carceri per adulti sono figli e mogli dei detenuti a tentare di introdurre droga per i propri familiari reclusi, negli istituti penali per minorenni la realtà appare ancora più sconvolgente: sono le madri a portare sostanze stupefacenti ai figli minorenni detenuti. Una spirale di degrado che testimonia la deriva morale e sociale di interi contesti familiari. Il fatto più recente è avvenuto nell’Istituto Penale per Minorenni di Nisida, dove due donne — due madri — sono state scoperte mentre cercavano di portare droga ai propri figli reclusi. In entrambi i casi è stato decisivo il tempestivo intervento del Reparto di Polizia Penitenziaria di Nisida, supportato dalle unità cinofile antidroga di Benevento, che da tempo monitorano con grande attenzione il fenomeno del traffico di sostanze stupefacenti negli istituti detentivi.
Oltre alle dosi di droga, le due donne avevano con sé materiale per il taglio e il confezionamento, compresa una bilancina di precisione. Tutto il materiale è stato sequestrato, e le due donne sono state poste a disposizione della Procura della Repubblica di Napoli. A darne notizia sono stati i sindacati di categoria della Polizia Penitenziaria, che hanno sottolineato l’ennesimo episodio di degrado e l’importanza dell’intervento tempestivo degli agenti, capaci di prevenire un nuovo tentativo di spaccio dietro le sbarre. Parallelamente, la Polizia Penitenziaria di Benevento ha eseguito arresti di minorenni e giovani ragazzi che avevano tentato di introdurre droga nel carcere cittadino per i propri genitori detenuti. In uno dei casi più gravi, un ventenne è stato arrestato insieme alla madre, entrambi sorpresi mentre cercavano di far entrare sostanze stupefacenti per il padre detenuto. In un altro episodio, invece, un quindicenne è finito nei guai insieme alla cognata, coinvolta nel tentativo di introdurre droga nel penitenziario. Fatti che lasciano sgomenti: madri, figli, cognate — interi nuclei familiari coinvolti in un vortice di illegalità che sembra non conoscere limiti. Madri che, invece di sostenere i propri figli nel difficile percorso di rieducazione, li trascinano ancora più a fondo nell’abisso della devianza. Educano alla droga, non alla rinascita. Il paradosso di un sistema penale che tenta di rieducare mentre, fuori e dentro le mura, qualcuno continua a coltivare il seme del crimine. L’allarme sociale è altissimo. Questi episodi dimostrano quanto il problema non riguardi solo le carceri, ma l’intero tessuto familiare e culturale di una società che sembra aver perso ogni bussola morale.