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Striscione Liceo Giannone, la riflessione del Prof. Sguera

Striscione Liceo Giannone, la riflessione del Prof. Sguera

16 Dicembre 2025 | by Redazione Bn
Striscione Liceo Giannone, la riflessione del Prof. Sguera
Attualità
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Riceviamo e pubblochiamo la riflessione del prof. Nicola Sguera, docente del Liceo Giannone, nata in seguito alla diffusione di uno striscione comparso durante il Memorial dedicato a Rita Severino, sui temi del linguaggio, del rispetto e del ruolo educativo della scuola:

 

“Il 13 dicembre, a fine lezione, un’alunna mi ha mostrato sorridendo la foto di uno striscione, il cui contenuto sarebbe poi diventato celebre (o famigerato). Le ho chiesto di inviarmi l’immagine. Ho riflettuto a lungo se pubblicarla accompagnandola da una riflessione. Come ho già scritto altrove, mi sono ritirato da tempo dall’impegno politico e civile. In questo caso, tuttavia, non ho potuto tirarmi indietro.
Quelle parole, che probabilmente nelle intenzioni volevano essere soltanto goliardiche, ferivano una scelta identitaria e consapevole della mia scuola (e in questo periodo dico “mia” con una certa sofferenza), che da alcuni anni si è dotata della carriera “Alias” per tutelare il benessere psicologico delle studentesse e degli studenti in relazione alla loro identità di genere. Inoltre, quello striscione sporcava il ricordo luminoso di Rita Severino, splendida collega prematuramente scomparsa, nel cui nome si disputa ogni anno, dal 2015, la partita di calcio tra il Liceo Rummo e il Liceo Giannone, prima delle vacanze natalizie.

La breve riflessione pubblicata sui social ha avuto un’eco enorme (al momento oltre centomila visualizzazioni), con decine di interventi. Alcuni giornalisti hanno deciso di riprenderla (non tutti, purtroppo, indicando la fonte dell’informazione). Sono seguiti interventi istituzionali, fino alla presa di posizione del Sindaco, e infine l’interesse della stampa nazionale, con «Fanpage».
Mi pare di poter dire che l’indignazione pressoché unanime emersa dai commenti e dagli interventi segnali l’esistenza di anticorpi civili che fanno ben sperare per la nostra città.

Il vero problema, tuttavia, sono i ragazzi: gli autori, probabilmente inconsapevoli, di quello striscione. È a loro che vorrei rivolgermi.
Sono stato tra i promotori del Memorial ormai dieci anni fa. L’evento nacque per omaggiare una docente di religione che educava i propri allievi al rispetto e al dono, promuovendo una raccolta di fondi destinati a enti caritatevoli. Questo spirito ha caratterizzato per alcuni anni l’evento sportivo: i ragazzi raccoglievano fondi tra gli studenti per poi donarli. Negli ultimi anni, però, questo spirito si è progressivamente affievolito, fino quasi a scomparire.

Il primo suggerimento pratico che mi sento dunque di rivolgere agli studenti della nostra scuola e a quelli del Rummo è questo: sarebbe bello che, come gesto riparativo, si promuovesse una raccolta fondi da destinare a un’associazione. Perché non “Arcigay”, a questo punto, oppure “APRAMP” (Associazione per la prevenzione, il reinserimento e la cura delle donne prostitute)?
Il secondo suggerimento è considerare conclusa l’esperienza del “Memorial” e immaginare nuove forme di gemellaggio tra le scuole, magari attribuendo all’evento un nome diverso. Ricordo che esiste già da alcuni anni un momento di incontro significativo e partecipato, il Pranzo sociale.
Il terzo suggerimento riguarda l’avvio di una riflessione seria sul linguaggio. Le parole, soprattutto quelle scritte, ancor più quelle volutamente pubbliche e ostentate, sono pietre. Nel pessimismo della ragione, che mi porta a scorgere soprattutto i segni — anche inquietanti — di una corruzione in atto, ma con l’ottimismo doveroso della volontà che ogni educatore dovrebbe coltivare, mi auguro che questo episodio possa generare nei ragazzi, con il supporto prezioso dei docenti, una riflessione autentica.

Chi abita la scuola deve avere fiducia nella possibilità di cambiare lo stato di cose presente. Deve avere fiducia nella paideia. Personalmente, ritengo che il cambiamento antropologico e culturale più rilevante cui ho assistito, dalla mia postazione, riguardi la crescente accettazione di ciò che un tempo veniva percepito come “diversità”. Ho avuto classi con più coppie di ragazze lesbiche che vivevano serenamente la loro scelta amorosa: qualcosa di impensabile dieci o quindici anni fa. Lo considero un progresso, rispetto al quale non si deve arretrare di un solo millimetro.

Il mio timore è che, in maniera quasi inconscia, lo striscione oramai famigerato, abbia voluto colpire questa diversità che invece va salutata come un faticoso passo in avanti.
Questo lavoro – si badi – riguarda ciascuno di noi. Non parlo “ex cathedra”. Io stesso, cresciuto all’interno di una cultura omofoba e patriarcale, riconosco spesso in me i segni profondi — quasi rettiliani — di quella formazione. Per questo il dialogo cui invito i ragazzi, a partire dall’assemblea straordinaria degli studenti del Rummo e da quella ordinaria degli studenti del Giannone, previste per il 17, è un dialogo che deve coinvolgere anche gli adulti: non per bacchettare o ammaestrare, ma per maturare insieme una consapevolezza nuova, sulle cose e sul modo di dirle.
Mi auguro, infine, che questo evento possa rivelarsi una vera “catastrofe pedagogica”: un passo indietro, necessario per poterne fare due avanti.”

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