Les jeux sont faits, rien ne va plus, si dice nei casino dinanzi alla roulettes, quando il croupier annuncia che non c’è più spazio per tornare indietro. Tradotto in politica il croupier è De Luca che con profonda consapevolezza del suo peso politico e dei numeri di cui è detentore ha imposto a tutto il centrosinistra, largo o stretto che sia, le sue regole del gioco. Voleva sistemare i suoi uomini chiave nei posti che contano e ci è riuscito, voleva prendersi il partito e ci è riuscito. I suoi avversari? Gente senza dubbio di valore, eticamente anche superiori, ma drammaticamente irrilevanti sul piano dei consensi e della realpolitik che un uomo d’apparato comunista come è stato il Governatore uscente invece interpreta alla perfezione.
Pragmatismo e basta mentre i suoi oppositori ottengono dalla Schlein la “riorganizzazione” del partito che tradotto può significare spazi di autonomia, pochi, nei confronti della leadership del figlio che è poi sua e sua soltanto. Certo la segreteria è stata moneta di scambio, come contesta Pina Picierno, ma quello, De Luca, minacciava di correre da solo, lui e il suo 23%, e una volta tanto il Nazzareno s’è mostrato poco disposto al sacrificio.
La forza di De Luca e la debolezza del resto. Così il PD chiude la partita campana ed esce dal commissariamento che permaneva dal 2022. E cosa più importante garantisce Fico che può iniziare la campagna elettorale. L’annuncio ufficiale della candidatura dell’ex presidente della Camera è atteso nei prossimi giorni, quando a Napoli arriverà il presidente del M5s Giuseppe Conte per lanciare la campagna elettorale.
A destra, in attesa di un tavolo che potrebbe anche risultare inutile e superato dall’incedere dei fatti, si profila un clamoroso effetto domino; Veneto alla Lega, Puglia a Forza Italia e Campania a Fratelli d’Italia. Cirielli avrebbe quindi campo libero se la decisione veneta dovesse verificarsi; al partito della Meloni andrebbe la Campania e addio opzioni tecniche o da società civile.
E con il centrodestra potrebbe starci Calenda. Il nipote del grande Comencini ha di nuovo espresso tutta la sua deprecazione per la scelta di Roberto Fico da parte del Campo Largo e giurato che “piuttosto che mettere la Campania in mano a Fico mi taglio le mani”. Poi però il leader di Azione ribadisce che se il centrodestra presenta un moderato liberale con proposte sensate non avrebbe problemi ad appoggiarlo. Cirielli non sembra ne troppo “liberale” e nemmeno troppo moderato. Potrebbe sortire le simpatie di Calenda? Ah saperlo…