Effetti prevedibili del voto Regionale. Nel PD è inevitabilmente iniziata la stagione del redde rationem; una classi dirigente esce amaramente sconfitta dalle urne ed inevitabilmente si aprono dibattiti. Era stato Umberto Del Basso De Caro, che con molta onestà intellettuale aveva parlato di allargamento della classe dirigente, ad avviare una riflessione sulla tornata elettorale ammettendo la insoddisfazione per il dato numerico. Nel PD urge una profonda revisione e il congresso sarà il luogo ideale in cui operare la valutazione opportuna ma resta un dato fondamentale; al momento non c’è un ricambio già pronto di uomini e anche di idee per via della autoreferenzialità decariana che negli anni ha privato il partito di soggetti che potevano dare il loro contributo ma anche per la scarsa capacità di coesione tra coloro che avrebbero dovuto costruire il dissenso e trasformarlo in proposta alternativa.
Antonella Pepe non ha però perso tempo e in un passaggio della sua arringa sostiene che la sconfitta decariana è di quelle senza precedenti e senza possibilità di appello. che il giudizio espresso dagli elettori, che è anche un giudizio politico, ha sancito l’azione fallimentare della segreteria Cacciano incapace di costruire una vera sintesi, di aggregare e allargare, di ridare voce a tanti che negli anni se ne sono andati senza nemmeno una telefonata per comprenderne le ragioni.
La replica non si è fatta attendere troppo. Segretario e presidente accusano la Pepe di avere fatto poco o nulla per sostenere la campagna elettorale, nessuna iniziativa pubblica di sostegno, nemmeno social, e nessun intervento politico. E tuttavia, è precisata la disponibilità ad un confronto serio, diretto e costruttivo, in grado di ristabilire la collaborazione che ogni comunità politica ha il dovere di perseguire.
Insomma, in attesa che anche altri esclusi facciano intendere in che modo intendano o anche non intendano rimettersi in gioco per le sorti del fu notabilare PD del Sannio è comunque iniziato, anche se ancora in modo larvato, quel redde rationem di cui sopra, una sorta di salpamento verso l’ignoto per un partito in cerca di una sua identità al momento smarrita.