Roberto Fico ufficialmente presidente della Regione Camapnia. E’ il sedicesimo governatore da quando nel 1970 sono state istituite le Regioni, il quarto da quando c’è l’elezione diretta dal maggio del 2000, il primo Bassolino. Fico è stato proclamato presidente al termine del suo discorso che si è tenuto all’ufficio centrale regionale presso la corte d’appello del tribunale di Napoli. Fico ha riportato ufficialmente 1.284.510 voti.
E così, ora, comincia il suo cammino che però sin da subito si profila complicato. E la mente va alla scelta degli assessori della sua giunta che Fico pretende sia composta da membri non eletti o quanto meno in larga maggioranza provenienti ab esterno. E su questa strada piena zeppa di insidie si configurano le prime crepe di una maggioranza che è apparsa più un carttello elettorale che una coalizione coesa.
I partiti che hanno eletto consiglieri a suon di voti masticano amarissimo. PD ma anche i 5 Stelle non hanno dIgerito la decisione e non l’ha digerita neppuree Mastella che però su questa vicenda conduce una battaglia di retroguardia. Al contrario di quanto appaia egli non la considera prioritaria, sebbene mediaticamente attacchi a testa bassa.

A Mastella non conviene impegnare il “brand” in una questione oggettivamente complicata e probabilmente presagisce una consiliatura “di corto muso”, per dirla alla Allegri. In una riunione ristrettissima con De Pierro, Parente ed Ambrosone avrebbe anche sussurrato che nella eventualità di una scelta che non contempli Pellegrino assessore premierebbe l’assoluta fedeltà di uno dei suoi accoliti. De Pierro? Parente? Chissà. Di certo non rischia Sandra che resta l’idea più intrigante per la sua successione a via Annunziata.
Un lavoro di cesello, dall’alto del vasto consenso popolare e che lo proietta già a pensare al lavoro da fare sul fronte interno. Potrebbe essere attratto, per esempio, dall’idea di recuperare nella giusta misura relazioni incrinatesi negli ultimi tempi; vedi il rapporto con De Luca, il vero obiettivo delle menovre Fico-Manfredi il cui scopo è quello di “dedeluchizzare” i centri di potere del Palazzo. E quello con i renziani, solo di striscio intaccati dalle recenti contumelie sul gruppo unico. Qui il nemico vero è Cesaro che vede Mastella come il fumo negli occhi, una minaccia assoluta, mentre a Roma Renzi sarebbe anche favorevole all’idea di unire gli sforzi. Insomma, il sindaco di Benevento è sostanzialmente sornione e non si agita più di tanto mentre prerpara il terreno per le battaglie di casa nostra, amministrative in primis, per le quali le geometrie delle alleanze potrebbero essere molto ma molto variabili.