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Agenas boccia la sanità campana, Nicola Boccalone: “Un fallimento annunciato anche dei controlli tecnici e istituzionali. Ora servono svolta e responsabilità”

Agenas boccia la sanità campana, Nicola Boccalone: “Un fallimento annunciato anche dei controlli tecnici e istituzionali. Ora servono svolta e responsabilità”

10 Dicembre 2025 | by redazione
Agenas boccia la sanità campana, Nicola Boccalone: “Un fallimento annunciato anche dei controlli tecnici e istituzionali. Ora servono svolta e responsabilità”
Attualità
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La nota di Nicola Boccalone, già direttore generale dell’Ospedale “Rummo” di Benevento, a seguito della pubblicazione del rapporto Agenas sulla qualità dei servizi sanitari regionali.

Il recente rapporto dell’Agenas sulla sanità campana non dovrebbe sorprendere nessuno. Stupisce semmai chi si meraviglia di fronte a una fotografia impietosa che era già tracciata negli atti aziendali: sarebbe bastato leggerli per tempo.

I dati parlano chiaro. L’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali ha analizzato 1.117 strutture ospedaliere pubbliche e private su otto aree cliniche fondamentali. Solo 15 ospedali in tutta Italia raggiungono l’eccellenza rispettando tutti gli standard di legge. La Campania non figura tra le regioni virtuose, confermando un divario profondo con il Nord del Paese.

Le punte di eccellenza presenti in Campania testimoniano paradossalmente il fallimento del sistema nel suo complesso: medici eccellenti e operatori instancabili si trovano a lavorare senza strutture e organizzazioni gestionali adeguate. Manca il supporto sistemico necessario per trasformare la competenza individuale in un servizio sanitario efficiente.

Il paradosso delle risorse

Le risorse economiche non mancano. La spesa pro-capite per la medicina ospedaliera è pressoché identica tra un cittadino campano e uno veneto. La differenza sta nella resa: il Veneto primeggia per qualità e quantità dei servizi, mentre la Campania resta negli ultimi posti. Anche il costo della giornata per posto letto colloca la regione tra le più onerose del sistema nazionale.

La mobilità sanitaria passiva lo conferma: i campani spendono circa 300 milioni all’anno per curarsi al Nord, nei cosiddetti “viaggi della speranza”. Un dato che certifica il deficit gestionale della sanità pubblica regionale.

Lo smantellamento dei controlli

Uno snodo decisivo riguarda il sistema dei controlli. Uno dei primi atti della governance regionale di De Luca fu la cancellazione dell’ARSAN, l’agenzia che monitorava la qualità dei servizi sanitari. Le sue funzioni furono trasferite alla Direzione Generale della Sanità e a So.Re.Sa., in una logica accentratrice.

I dati Agenas dimostrano che questo modello non ha funzionato. Le responsabilità sono diffuse: dagli organi di controllo interno a quelli esterni, dalle fasi di monitoraggio alle istituzioni che avrebbero dovuto lanciare l’allarme sulla reale situazione operativa.

Una rete di controlli inefficace

Ogni azienda ospedaliera dispone di numerosi organismi di vigilanza: controllo di gestione, risk management, Collegio sindacale, Organismo Indipendente di Valutazione. A questi si sommano i controlli esterni e il ruolo di indirizzo della Regione. Eppure, nonostante questa complessa architettura, il sistema dei controlli ha fallito nel suo complesso.

Il futuro già in ritardo

Il rapporto Agenas sul Decreto Ministeriale 77/2022 evidenzia un pesante ritardo nella realizzazione di Case della Comunità e Ospedali di Comunità, strutture che entro metà 2026 dovrebbero integrare territorio e ospedale. L’ennesima tragedia annunciata.

Il conto per i cittadini

I campani, che già sopportano servizi tra i più inadeguati d’Italia, pagano anche un carico fiscale tra i più alti: addizionale IRPEF regionale ai massimi livelli e TARI elevatissima per la mancata realizzazione degli impianti.

Resta drammaticamente attuale la formula amara: “tasse svedesi e servizi africani”, che sintetizza un divario insostenibile tra quanto si paga e quanto si riceve, non solo nella sanità ma anche nella gestione dei rifiuti, delle acque e dei trasporti.

L’appello al Presidente Fico

Ridare dignità ai cittadini significa garantire servizi adeguati: questa è la precondizione essenziale per un vivere civile. Il Sannio non può più essere fanalino di coda. La sanità è allo stremo, con servizi scadenti e ospedali smantellati o mai attivati nonostante proclami e annunci. Basta progetti sulla carta. È necessario restituire centralità ai territori e garantire un futuro concreto alle aree più marginalizzate.

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