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Pensioni, la Uil: “mettere fine alla categoria degli esodati

Pensioni, la Uil: “mettere fine alla categoria degli esodati

2 Novembre 2016 | by Anna Liguori
Pensioni, la Uil: “mettere fine alla categoria degli esodati
Attualità
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La Uil Avellino/Benevento comunica che il 64,6% delle pensioni ha un importo mensile inferiore ai 1.000 euro. Lo rileva l’Osservatorio sul Casellario centrale dei pensionati dell’Inps (dato al 31 dicembre 2015). La percentuale di pensionati con reddito al di sotto di questa soglia scende però al 39,6%, per la possibilità di cumulo di più trattamenti pensionistici. I pensionati delle regioni meridionali e delle isole percepiscono importi più bassi. Nel Mezzogiorno il numero dei pensionati con redditi pensionistici sotto i 1.000 euro supera il 48% del totale, mentre nelle altre aree geografiche sono presenti per il 32% e il 36% rispettivamente al Nord e al Centro. Di contro, i pensionati che percepiscono importi tra 1.500 e 2.000 euro al Nord superano di oltre 7 punti percentuali quelli dal Mezzogiorno. Infine, i pensionati delle classi più alte, oltre i 2.000 euro mensili, residenti nel Mezzogiorno sono il 18%, contro il 24% e il 25% delle altre aree geografiche. Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ritiene che gli impegni del Governo non siano tanto credibili. E’ questa la frase che sarebbe stata pronunciata parlando di welfare. Ma il presidente dell’Inps ha prontamente smentito: “Mai detto e mai pensato che gli impegni del governo sono poco credibili. Anzi, le osservazioni che in passato ho rivolto all’esecutivo le ho fatte proprio perché so che il governo si impegna seriamente sui suoi piani. Oggi mi sono espresso unicamente sul tema delle salvaguardie precisando che ci avevano detto che la settima sarebbe stata l’ultima invece ora c’è l’ottava e ho già il tam tam della nona”.

“È molto importante – dichiara a proposito Fioravante Bosco (Uil Av/Bn) – portare a termine l’opera di salvaguardia degli esodati prevedendo un intervento finale. Per questo chiediamo che vengano fissati dei criteri di accesso che prevedano delle scadenze a 36 mesi per chi è in mobilità, e di 24 mesi per gli altri lavoratori. Il Governo e il Parlamento devono prevedere già nella legge di bilancio 2017 questa misura, al fine di eliminare definitivamente uno degli errori più gravi della Legge Monti-Fornero”.

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