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Olio extravergine d’oliva, annata positiva: fino 70% in più rispetto al 2016

Olio extravergine d’oliva, annata positiva: fino 70% in più rispetto al 2016

30 Ottobre 2017 | by Alberto Tranfa
Olio extravergine d’oliva, annata positiva: fino 70% in più rispetto al 2016
Attualità
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La pessima annata 2016 sembra ormai alle spalle per l’extravergine d’oliva della Campania. Dai primi dati della raccolta delle olive, Coldiretti Campania stima una risalita in tutta la regione, ma a macchia di leopardo, recuperando sull’anno precedente dal +15% al +70%. Scontano la maggiore sofferenza le aree, in particolare in Irpinia e in parte del Sannio, che hanno subìto le gelate, ma la qualità si annuncia al top. “Il clima estremamente secco – commenta Francesco Acampora, presidente di Aprol Campania – ha favorito la maturazione di olive sanissime, che non hanno risentito di agenti patogeni e della mosca dell’olivo. Con un frutto così sano si otterrà un olio extravergine di qualità eccezionale, purché in frantoio si abbia particolare cura nella fase di molitura”. Senza le gelate le zone interne avrebbe fatto segnare alla Campania numeri ben più consistenti, ricostruendo l’intero potenziale produttivo regionale.
Va evidenziato tuttavia un fenomeno che i tecnici dell’associazione dei produttori olivicoli campani stanno rilevando ovunque: le varietà autoctone dimostrano una maggiore resilienza ai fenomeni climatici estremi. “Le piante che hanno subìto i maggiori danni da gelo – spiega Acampora – sono quelle di varietà importate, come frantoio o leccino. Mentre quelle autoctone hanno reagito nettamente meglio, anche nelle rese più alte in frantoio, confermando ancora una volta che la rincorsa alla standardizzazione delle produzioni agricole impoverisce la biodiversità, con tutte le conseguenze note. L’olio extravergine è un prodotto totem dell’agroalimentare campano e italiano, ma è anche un bioindicatore straordinario. Caratteristiche uniche ed inimitabili che stiamo proponendo agli alunni delle scuole campane con un percorso di assaggio, per riconoscere profumi e sapori che gli oli miscelati e di bassa qualità non possiedono”. Le principali varietà autoctone campane sono: l’Ogliarola, la Marinese e la Ravece in provincia di Avellino; l’Ortice, l’Ortolana e la Racioppella in provincia di Benevento; l’Asprinia, la Tonda, la Caiazzana e la Sessana in provincia di Caserta; l’Olivo da olio (detta anche Cecinella o Minucciolo) in penisola Sorrentina, Napoli; la Rotondella, la Carpellese, la Nostrale, la Salella, la Biancolilla e la Pisciottana in provincia di Salerno.
L’olio nuovo esprime al meglio le proprietà organolettiche, antiossidanti e nutrizionali che tendono a deperire nel tempo. L’Italia – conclude la Coldiretti – mantiene saldamente il primato europeo della qualità negli oli extravergini di oliva, che vede in Campania cinque Dop: Cilento, Colline Salernitane, Irpinia – Colline dell’Ufita, Penisola Sorrentina e Terre Aurunche. La Campania possiede oltre 74 mila ettari coltivati ad oliveto, di cui il 5% circa con metodi di produzione biologica.

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