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Solofra|Tetracloroetilene, dopo 5 anni ancora nessuna bonifica. Legambiente denuncia

Solofra|Tetracloroetilene, dopo 5 anni ancora nessuna bonifica. Legambiente denuncia

4 Gennaio 2019 | by Redazione Av
Solofra|Tetracloroetilene, dopo 5 anni ancora nessuna bonifica. Legambiente denuncia
Attualità
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Era il 4 gennaio del 2014 quando l’Alto Calore comunicava al Comune di Montoro la presenza di Tetracloroetilene nel pozzo di Chiusa e il 10 dello stesse mese arrivava la comunicazione di allerta al Comune di Solofra da parte dell’Arpac, distretto Avellino, per la presenza della stessa sostanza alla Fontana dei Quattro Leoni. Da allora, denuncia il circolo di Legambiente “Valle Solofrana”, sono passati 5 anni ma nulla è successo. Il pozzo “Consolazione” di Solofra si mostra come un luogo abbandonato, con i rovi ormai a chiudere il cancello d’ingresso. Intanto dallo scoppio dell’emergenza nulla è stato fatto e numerosi pozzi industriali a Solofra, con conseguenti crisi idriche, sono rimasti chiusi. Il circolo locale di Legambiente racconta come ha seguito le varie fasi che si sono susseguite partecipando anche alle conferenze dei servizi per l’approvazione del piano di caratterizzazione, approvato nel 2015, finanziato e promesso ma mai partito. “Lo abbiamo ricordato anche al ministro Sergio Costa il 15 dicembre durante la sua visita al bacino del Fiume Sarno – spiegano – a cui abbiamo inviato il nostro dossier su ‘Inquinamento delle acque sotterranee di Solofra e Montoro. Informare i cittadini, tutelare la salute, risanare l’ambiente, riconvertire l’industria alla green economy’, presentato durante un convegno il 20 febbraio 2016. Poi l’ultimo incontro in Regione il 18 dicembre 2018, presenti i sindaci di Solofra e Montoro e il Commissario dell’Ato Calore Irpino. Nel corso dell’incontro sono state fatte altre “rassicurazioni” ma sono anche emersi la necessità di ulteriori integrazioni tecniche e il dubbio sulla competenza in seguito alla cessazione dell’Ato Calore Irpino: Ente Idrico Campano o Regione Campania? Ricordiamo che la caratterizzazione è propedeutica alla bonifica e permetterebbe di individuare possibili focolai ma soprattutto con le integrazioni delle indagini non solo delle acque sotterranee ma anche di quelle superficiali e del suolo comporterebbe una maggiore conoscenza delle attuali pressioni sulle matrici ambientali. La falda contaminata intanto ‘buona buona’ è lì in attesa. Starà scendendo a valle? Ha sconfinato i limiti provinciali irpini? Al netto della burocrazia, l’ambiente e la salute pubblica hanno già atteso abbastanza”.

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