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Benevento| Lettera di Stefano Stisi: “noi medici in prima linea non condividiamo la posizione di Husher”

Benevento| Lettera di Stefano Stisi: “noi medici in prima linea non condividiamo la posizione di Husher”

4 Maggio 2019 | by Enzo Colarusso
Benevento| Lettera di Stefano Stisi: “noi medici in prima linea non condividiamo la posizione di Husher”
Attualità
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La recente visita del Presidente della Regione De Luca e la lunga scia di polemiche derivanti dalle sue dichiarazioni, alcune non proprio tenere specie quelle in direzione di professionisti da tempo lontani dal Rummo come il Professor Husher. A tal proposito c’è da registrare la posizione di Stefano Stisi, primario di reumatologia del S.Pio, che in una missiva inviata alla nostra redazione fa da supporto alle parole di De Luca proprio in merito a Husher. Stisi è anche componente del coordinamento regionale di Cittadini! e la sua posizione è condivisa dal movimento. Di seguito il contenuto della missiva.

“Una persona perbene non lavora in un ospedale così!” È la frase con cui ci ha salutato ed è andato via dall’Ospedale Rummo di Benevento il Professor Husher. Senza nessun astio ma con chiarezza, tardivamente, gli giunga il mio pensiero.

E noi dovremmo veramente vergognarci? Noi siamo medici che lavorano nel disagio tra le mille difficoltà di operare in carenza degli anestesisti senza poter dare risposte chirurgiche, con pochi radiologi e obbligati ad attendere anche 30-40 giorni per una TAC o 20 giorni per una radiografia. A volte senza farmaci e senza tutte le indagini che necessiteremmo. Queste lunghe attese allungano le degenze, riducendo il turnover dei pazienti ed i posti di degenza appaiono pochi e mal distribuiti. Manchiamo degli infermieri e alcuni reparti devono essere accorpati per non chiudere. Eppure siamo lì cercando di offrire a tutti tutto ciò che possiamo. Noi siamo medici in Italia meridionale che corrisponde a dire che siamo medici di prima linea negli ospedali da campo che il SSR ci concede. A volte i nostri ospedali sono datati 70 anni o più e potrebbero essere destinati più ad essere musei che non moderni ed efficienti luoghi di cura. È vero siamo lontani dalle ultime nuove strumentazioni e tecniche, e non certo perché non le vorremmo, bensì perché le nostre regioni in piano di rientro non ce le acquistano. Siamo tutti sotto organico ed è strano ascoltare chi è andato via mentre si arroga il diritto di dire che in questo nostro ospedale restano solo i medici mediocri che non trovano di meglio. Io sarei molto attento ad esprimere giudizi lesivi contro chi rimane, conscio delle difficoltà e dei limiti e pronto ad offrire in prima linea tutto quello che può. Certo tra noi esistono anche figure poco eroiche, gli specialisti dello “scaricabarile”, quelli del “non mi compete”, de “l’amministrazione peggiore degli ultimi 40 anni” scaricando sull’ultimo arrivato le colpe della questione meridionale, o forse perché sono stanchi e delusi o più semplicemente perché non hanno più voglia di esser presi per i fondelli, ma chi lavora lo fa pure per loro.
Eppure vi dico che andare via da queste terre e da questo ospedale è solo una scelta di comodo, di convenienza. Direi meglio di fuga. Così facendo si sceglie la strada più comoda. Si fugge e non si combatte per cambiare le cose. Si fugge e si lasciano al loro destino i propri pazienti. Si fugge e si perde di provare la soddisfazione di portare a casa una sofferta vittoria, salvando l’incredibile. Si fugge e ci si arrende al denaro, al più facile guadagno economico.
E così chi resta forse non sempre è il peggiore, al peggio è un po’ idealista, ma spesso è il migliore esempio di cosa possa essere e possa dare alla sua gente un Medico”.

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