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Ariano Irpino| Covd-19, non ci sono medici per riaprire il Pronto Soccorso. Indagine interna sugli accessi non filtrati e la Procura apre un fascicolo

Ariano Irpino| Covd-19, non ci sono medici per riaprire il Pronto Soccorso. Indagine interna sugli accessi non filtrati e la Procura apre un fascicolo

7 Marzo 2020 | by Redazione Av
Ariano Irpino| Covd-19, non ci sono medici per riaprire il Pronto Soccorso. Indagine interna sugli accessi non filtrati e la Procura apre un fascicolo
Attualità
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(alca) – Emergenza coronavirus, il Pronto Soccorso dell’ospedale “Sant’Ottone Frangipane” di Ariano Irpino riaprirà solo quando avrà nuovamente a disposizione il personale necessario. Restano in isolamento fiduciario, infatti, i 27 operatori a rischio contagio che hanno avuto contatti con i due pazienti transitati in reparto senza passare per la tenda filtro del pre-triage. I due episodi, ormai noti, registrati tra la scorsa notte e le successive prime luci dell’alba, hanno visto protagonisti una donna, poi risultata positiva, accompagnata dal marito, tra l’altro medico, e un uomo. Entrambi sono ricoverati al “Moscati” di Avellino. Per il 50enne si attende l’esito del tampone, così come per il coniuge della donna che è in isolamento domiciliare sorvegliato.
Di questo e altro ancora si è parlato durante un punto stampa svolto questo pomeriggio proprio davanti al nosocomio arianese, con il manager dell’Asl di Avellino, Maria Morgante, e il direttore della struttura, Gennaro Bellizzi. Anche alla luce della notizia trapelata secondo la quale la Procura di Benevento avrebbe aperto un fascicolo su quanto accaduto e inviato richiesta di un’informativa dettagliata.
“Il fatto che la donna accompagnata all’ospedale di Ariano sia risultata positiva – spiega Morgante – ha fatto scaturire una serie di conseguenze organizzative molto pesanti. Intanto, siamo stati costretti a chiudere il Pronto Soccorso e abbiamo carenze di personale anche in altri reparti. Questo perché molti medici ora sono in sorveglianza fiduciaria. Ci stiamo attrezzando per recuperare e adesso aspettiamo risposte per infermieri e operatori socio sanitari. Solo quando avremo la copertura dei turni potremo rendere di nuovo attivo il Pronto Soccorso. Del resto, delle 33 persone messe in quarantena, solo sei sono pazienti: i 2 ora al “Moscati”, 3 ricoverati in isolamento nello stesso Pronto Soccorso e il marito della signora. Insomma, non c’è alcun problema di disinfezione che è stata eseguita due volte, oltre ad un ulteriore ripasso. Per i medici abbiamo chiesto anche convenzionamenti all’esterno ma le difficoltà di personale come le abbiamo noi ce le hanno anche le altre strutture, quindi non mi aspetto risposte positive”.
Altro capitolo affrontato dal direttore generale dell’Asl è quello delle responsabilità nei due casi di accesso bypassando il pre-triage: “Saremo intransigenti. È evidente che siamo di fronte ad un evento che non doveva accadere. Ricostruiremo quanto è successo e verificheremo se ci sono state falle nel sistema. A quel punto prenderemo i provvedimenti necessari. Le procedure sono state dettate in maniera inequivocabile. Adesso salvaguardiamo la salute cittadini, ai quali chiediamo collaborazione attraverso il rispetto di piccole regole: evitiamo di uscire se non è indispensabile, al supermercato basta che vada un solo membro della famiglia e, soprattutto, se abbiamo dei sintomi chiamiamo il medico di medicina generale o il Servizio di Epidemiologia oppure 118. Se vogliamo bene ai nostri familiari e alla nostra comunità non dobbiamo nasconderci. Proprio in queste ore – conclude – si sta ricostruendo tutta la filiera dei contatti della donna, non solo quelli familiari, per perimetrare il rischio di possibili contagi”.
Per la conferma del tampone positivo da parte dell’Istituto Superiore di Sanità ci vorranno circa 3 giorni. Mentre probabilmente già questa sera arriveranno i risultati dei test sul marito della donna, in isolamento a casa ma senza sintomi, e sull’altro paziente transitato da Ariano e da ieri pomeriggio al “Moscati”.
“Abbiamo ricevuto la disponibilità di 10-12 medici di altri reparti dell’ospedale per lavorare anche in Ps – aggiunge Bellizzi – oltre a qualche altra adesione arrivata dal 118. Naturalmente dobbiamo mettere insieme tutte le necessità dei vari reparti. Del resto si muore anche di infarto, ictus cerebrale, emorragia digestiva o perforazione gastrica, che pure trattiamo. Stiamo svolgendo un’indagine interna molto rigorosa per verificare se sono state rispettate le procedure. In ogni caso, mettiamo in conto anche inevitabili situazioni di panico. Sappiamo che c’è un’epidemia e la dobbiamo affrontare nel modo migliore possibile. Se si hanno dei sintomi non bisogna arrivare in Pronto Soccorso, faccio un appello alla collaborazione di tutti. Il rischio zero non lo raggiungeremo mai ma possiamo fare in modo, come comunità, che questa emergenza possa sfumare progressivamente. Riguarda tutti. Se viviamo questa alleanza in maniera propositiva molto forte ne usciremo vincitori”.
Nel frattempo, i pazienti che non possono accedere al Ps vengono distribuiti in quelli degli altri ospedali della zona.

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