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Centro ascolto empatico, 1574 contatti in Irpinia durante l’emergenza covid

Centro ascolto empatico, 1574 contatti in Irpinia durante l’emergenza covid

16 Giugno 2020 | by Redazione Av
Centro ascolto empatico, 1574 contatti in Irpinia durante l’emergenza covid
Attualità
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Nell’ambito dell’emergenza COVID 19, che ha interessato la provincia di Avellino, l’ASL ha attivato il Centro di Ascolto Empatico del Dipartimento di Salute Mentale presso le sedi di Avellino, Atripalda e Sant’Angelo dei Lombardi. Nel corso dei 3 mesi di attività, dal 1 marzo al 31 maggio 2020, sono stati registrati 1.574 contatti di persone che si sono rivolte agli specialisti della Salute Mentale per ottenere un sostegno e un supporto psicologico, di questi 1.332 contatti (pari all’80,63%) si riferiscono all’utenza già in carico ai servizi di Salute Mentale e 242 (pari al 19,37%) nuovi contatti.

La lettura analitica dei dati consente alcune riflessioni generali sulla condizione psicologica della popolazione irpina nella fase dei emergenza sanitaria, in particolare:

– non si registra prevalenza di genere nelle chiamate ma una sostanziale sovrapponibilità tra uomini e donne;

– l’età media dei contatti è compresa tra i 35 e i 54 anni;

– la maggior parte delle persone che si sono rivolte ai centri avevano già avuto contatti con il Dipartimento di Salute Mentale per problematiche genericamente ansioso-depressive;

– una parte consistente ha contattato i centri, inizialmente per bisogni di natura informativa e successivamente per avere un supporto psicologico.

Inoltre, sono emersi alcuni interessanti rilievi interpretativi del disagio:

– per ciò che concerne l’utenza già in carico ai servizi di Salute Mentale, una stabilizzazione relativa dei quadri psicopatologici gravi e persistenti, come le psicosi maggiori, e una riattualizzazione o esacerbazione dei disturbi comuni e diffusi, ansia e depressione, con sintomatologia di insonnia, ipocondria, attacchi di panico, note claustrofobiche e disforia d’umore;

– per quanto riguarda i nuovi contatti, invece, viene registrata la stessa sintomatologia, con, in qualche caso, più accentuate fobie dello sporco e di contaminazione. In alcuni casi, le limitazioni legate al lockdown, hanno fatto emergere conflittualità di coppia e familiari con comportamenti modulati dal binomio frustrazione-aggressività. Per ciò che concerne i giovani, la perdita dei sistemi di riferimento esistenziali e abituali di vita hanno determinato l’insorgenza di crisi di depersonalizzazione e derealizzazione, che hanno necessitati di prese in carico psichiatriche urgenti.

Per ciò che riguarda le persone di media età, l’emergenza sanitaria ha determinato fobie di contatto con sintomatologie depressive (“Sindrome della Capanna”) mentre negli ultra sessantacinquenni si è accentuata l’angoscia di morte.

Infine, sono state annotate una percentuale di sindromi post traumatiche da stress negli operatori impegnati in prima linea nell’emergenza COVID, così come in quelle persone che hanno avuto esperienza diretta con la malattia in famiglia.

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