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Vicenda impianto di compostaggio di Sassinoro: l’amarezza del Comitato

Vicenda impianto di compostaggio di Sassinoro: l’amarezza del Comitato

25 Giugno 2021 | by Maresa Calzone
Vicenda impianto di compostaggio di Sassinoro: l’amarezza del Comitato
Attualità
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Una vera doccia fredda per gli abitanti di Sassinoro e per il territorio: il Consiglio di Stato, in via cautelativa e in attesa di pronunciarsi nel merito , ha autorizzato la ripresa delle attività dell’impianto di compostaggio da parte della New Vision. Una vicenda  che ha sollevato polemiche, ma soprattutto gettato nello sconforto il Comitato civico “Rispetto e tutela del territorio” che per due anni ha lottato per scongiurare la realizzazione dell’impianto. La società, si legge nella nota- può aprire e iniziare ad operare, perchè è primario l’interesse pubblico nazionale allo smaltimento dei rifiuti.” Assurdo, i giudici si sono pronunciati senza aver ascoltato le memorie dei legali di parte. Quell’impianto è una condanna per una famiglia che abita in prossimità della struttura e per l’intero territorio” il commento di Nicola Zacchino, Presidente del comitato civico.

LA NOTA DEL COMITATO – Il Comitato Civico “Rispetto e Tutela del Territorio”, apprende con grande indignazione e rabbia la decisione del Consiglio di Stato di sospendere la sentenza del Tar Campania, riguardo alla questione dell’impianto di compostaggio di Sassinoro.

Sentenza, quella del 24 giugno scorso che seppur rinviando quella del merito, ha il valore di un vero colpo di spugna,  in quanto con due righe brandisce l’interesse nazionale e sospende una sentenza di merito quella del T.A.R. fatta da 130 pagine, nata dopo due anni e mezzo di udienze, che aveva visto l’alternarsi di soggetti come l’Autorità di Bacino (ovvero lo Stato) che con uno studio certosino,  aveva ritenuto irrealizzabile l’opera,  elencando tra le ragioni principali la collocazione del capannone in un’area protetta, lavoro costato quasi 50.000 euro.

Si legge che è da rivedersi l’impianto nell’ interesse nazionale, per evitare multe comunitarie, per smaltire i rifiuti organici, ma chi ha emesso la sentenza forse non  sa o non avrà letto il DGR 235 del 24 aprile 2018, che prevede la creazione di 15 impianti di compostaggio pubblici con soldi già stanziati, normativa nata per evitare le multe della Comunità Europea per un totale approssimativo stimato al ribasso di 600.000 tonnellate (parliamo solo della Campania), non 22.000 come la capacità autorizzata alla ditta, per cui ci sembra di leggere la sentenza del Marchese del Grillo.

Si parla di “interesse pubblico nazionale” ma i soggetti che si oppongono, ovvero: i Comuni di Sassinoro e Morcone, la Comunità Montana Alto Tammaro e Titerno, la provincia di Benevento, i portatori d’interesse e tutta la
comunità sannita fanno parte anch’essi  dello Stato italiano e difendono l’interesse pubblico, oppure bisogna appartenere a qualche altro Stato?

La rabbia è tanta, per una sentenza che non riconosce e cancella il diritto alla Salute (è o non è un interesse nazionale?) di chi vive quella fetta di terra,  non riconosce la salvaguardia delle acque della diga di Campolattaro
destinate alla potabilizzazione ed elemento strategico per il futuro dell’intera provincia di Benevento (è o non è interesse nazionale?) oltre a sfregiare e ferire a morte un’area destinata a Parco nazionale (è o non è un interesse nazionale?) tutti elementi tenuti in seria considerazione nella sentenza del T.A.R. del marzo scorso.
In tempi in cui si discute del Parco Nazionale del Matese, di resilienza delle aree interne, con leggi e decreti nati negli ultimi tempi contro lo spopolamento, che ci tocca vedere? Che si diventa metà di sciacallaggi. Ci chiediamo come sarà possibile sopravvivere tra monnezza e palificazioni selvagge. Questa devastazione porterà nel togliere l’ultima risorsa su cui poggiarsi per poter avere la prospettiva di sopravvivere e svilupparsi.

Se così sarà saranno aree destinate alla desertificazione e allo spopolamento irreversibile. Una sentenza del genere sancirà la morte del territorio sull’altare dell’interesse di chi verrà a fare soldi con il sangue della gente!

Perché qui si tratta di un impianto privato che ha avuto un iter autorizzativo “singolare” per il quale ci siamo rivolti alla magistratura e purtroppo dopo tre anni siamo ancora senza risposta. Un impianto che già frana in più punti, pare che non abbia tutte le autorizzazioni di sicurezza, di proprietà di una ditta che deve solo fare affari con la monnezza, e non per forza un servizio pubblico alla collettività campana.

Il Comitato continuerà questa lotta, diventata pesante perché rappresenta la propria sopravvivenza a casa propria.
Confidando nel supporto di tutti i cittadini che abitano questo territorio, che lo rispettano e che non potrebbero vivere altrove. Solo uniti ci si potrà difendere da chi invece, per arricchirsi, trarrà soldi sulla pelle della gente.

Non avremmo MAI creduto di assistere ad una sentenza dello Stato in cui si condanna a morte intere popolazioni. Stato che avrebbe dovuto essere, garante dei diritti di chi amministra lo Stato sul territorio, invece di garantire gli interessi speculativi di un privato.

Questa sentenza comporterà che l’impianto potrà iniziare a lavorare in attesa della sentenza definitiva.
Ci auguriamo e chiediamo che l’udienza di merito venga fissata prestissimo prima che avvenga l’irreparabile!!

Questa non è giustizia per interesse nazionale,è solo una vergogna nazionale!!!

 

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