Anche ad Avellino, città solitamente lontana da manifestazioni plateali, la giustizia ha per un giorno cambiato androne: dalle aule ai marciapiedi. Non per sciopero o capriccio, ma per rivendicare un diritto essenziale. Per due ore, davanti al Tribunale, si sono radunati i lavoratori a tempo determinato dell’Ufficio per il Processo, insieme ai colleghi a tempo indeterminato, uniti in un’unica voce: “Non c’è giustizia senza stabilizzazione”.
In tutta Italia sono circa 12.000 i dipendenti assunti tramite concorso bandito dal Ministero della Giustizia nel 2022. Figure professionali che in questi due anni hanno contribuito in modo sostanziale allo smaltimento degli arretrati, all’efficienza degli uffici, alla tenuta quotidiana del sistema giudiziario. E che ora, con i contratti in scadenza nel 2026, chiedono al Governo un impegno concreto per la loro stabilizzazione.
A esprimere solidarietà da fuori Italia anche Elisabetta Iannaccone, in servizio presso il Tribunale di Avellino e delegata USB:
“Siamo professionisti pienamente integrati nei tribunali. Lavoriamo instancabilmente, contribuendo in modo determinante alla funzionalità della giustizia. Non chiediamo privilegi, ma solo che venga riconosciuto il nostro ruolo con un percorso di stabilizzazione chiaro e giusto”.
Il presidio di Avellino, come altri in programma in tutte le Corti d’Appello italiane, è solo l’inizio di una mobilitazione nazionale. Un messaggio forte e sobrio, come chi ogni giorno svolge il proprio lavoro in silenzio ma con competenza e dedizione: la giustizia non può fare a meno di chi la serve, con o senza contratto a tempo.
