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Contrada| Tentato omicidio del rapper Petrone, tre giovani nei guai

Contrada| Tentato omicidio del rapper Petrone, tre giovani nei guai

4 Aprile 2018 | by Alessandro Calabrese
Contrada| Tentato omicidio del rapper Petrone, tre giovani nei guai
Cronaca
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Svolta nelle indagini sul ferimento del rapper 19enne di Serino, Federico Petrone, che lo scorso 9 gennaio a Contrada è stato attinto al braccio sinistro da un colpo di pistola sparato dal fratello dell’ex fidanzata nel corso di una trappola in cui era stato attirato. Ieri, al termine dell’attività investigativa svolta dai carabinieri della Compagnia di Baiano, il gip del Tribunale di Avellino ha firmato l’ordinanza applicativa di tre misure coercitive nei confronti dei giovanissimi ritenuti responsabili del fatto di sangue. Si tratta di 2 arresti domiciliari a carico del 19enne fratello della fidanza del Petrone e di un suo amico 22enne, e di un obbligo di firma nei confronti di un 23enne, considerato anch’egli parte attiva di quello che è stato un vero e proprio agguato. I tre sono indagati per concorso in tentato omicidio pluriaggravato mediante l’uso di arma da fuoco.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, alla base della lite ci sarebbe la non gradita relazione sentimentale tra la vittima e la giovane sorella dell’autore del ferimento.

Prontamente soccorso, il ventenne fu sottoposto ad un intervento chirurgico presso l’ospedale Moscati di Avellino.

L’attività investigativa svolta nell’immediatezza consentì di raccogliere sufficienti elementi che hanno determinato l’identificazione del giovane di Contrada il quale fu raggiunto, pochi giorni dopo i fatti, da un primo provvedimento di misura coercitiva degli arresti domiciliari.

Il successivo sviluppo investigativo, emerso dalle attività dei carabinieri della Compagnia di Baiano e della Stazione di Forino, coordinate dalla locale Procura della Repubblica diretta dal Procuratore Rosario Cantelmo, ha permesso di individuare elementi inequivocabili del tentato omicidio pluriaggravato, sia nei confronti dell’originario indagato che degli ulteriori due complici, responsabili di aver preso parte attiva al raid punitivo.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, effettuata attraverso alcune testimonianze e le immagini raccolte dalle telecamere di diversi esercizi commerciali del paese, in un primo momento al rapper serinese la pistola era stata puntata alla tempia ma il colpo, anche perché il proiettile era di un calibro diverso rispetto all’arma, non era partito. Inoltre, le successive minacce telefoniche del tipo “Contrada è peggio di Scampia” o “Qui non ci devi mettere più piede”, fanno propendere gli investigatori su comportamenti, modus operandi e intimidazioni stile Gomorra, che preludono al tentativo di uno pseudo controllo del territorio.

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