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Avellino| Pistola nascosta in casa, rinviato a giudizio l’ex capogruppo della Lega Genovese

Avellino| Pistola nascosta in casa, rinviato a giudizio l’ex capogruppo della Lega Genovese

17 Gennaio 2020 | by Redazione Av
Avellino| Pistola nascosta in casa, rinviato a giudizio l’ex capogruppo della Lega Genovese
Cronaca
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Accolta la richiesta del pm dell’Antimafia Anna Frasca, l’ex capogruppo consiliare della Lega, Damiano Genovese, è stato rinviato a giudizio dal gip del Tribunale di Napoli De Lollis dopo l’udienza preliminare della scorsa settimana. Il processo inizierà il 17 marzo davanti al Tribunale di Avellino in composizione collegiale, presieduta dal giudice Luigi Buono. Genovese, figlio del boss del clan Partenio Amedeo, dovrà rispondere di detenzione abusiva e ricettazione della pistola semi-automatica calibro 7,65, ritrovata nella sua abitazione dai carabinieri in seguito ad una perquisizione. Reati aggravati dal metodo mafioso, in quanto secondo gli inquirenti il 36enne con le sue condotte avrebbe agevolato l’organizzazione criminale nata dalle ceneri del vecchio gruppo, e ribattezzata nuovo clan Partenio.

L’attività investigativa dei carabinieri nei confronti del dirigente sportivo è iniziata lo scorso 23 settembre quando, grazie a delle intercettazioni telematiche i militari hanno scoperto che a Contrada Sant’Eustachio c’erano delle auto danneggiate da colpi d’arma da fuoco. Tra queste la Mercedes dell’ex consigliere e altre 4 auto appartenenti alla sua famiglia. Scatta, dunque, la perquisizione e proprio Genovese dichiara il possesso della pistola, risultata rubata nel 2015 in un’abitazione di Avellino. Poi al procuratore aggiunto Vincenzo D’Onofrio e al sostituto Vincenzo Toscano dirà di essersela procurata gratuitamente da persone di Napoli dei quali non ricordava il nome per difendere la sua famiglia visti i numerosi furti in quella zona. Ma questo non gli fa risparmiare i domiciliari, ai quali è tutt’ora sottoposto.

Il raid contro le auto dei Genovese da parte di due persone, pi scappate in sella ad uno scooter T-Max, è avvenuto la stessa notte in cui è stato fatto esplodere un ordigno rudimentale nell’auto dell’imprenditore Sergio Galluccio, da pochi minuti parcheggiata sotto la sua abitazione di Rione Mazzini. Entrambi gli episodi, secondo gli inquirenti, sono collegati ad un chiaro avvertimento da parte dei nuovi boss del clan: Pasquale Galdieri, in particolare, e suo fratello Nicola.

Per questo motivo gli avvocati di Genovese, Gerardo Santamaria e Claudio Mauriello, contestano l’aggravante mafiosa visto che il loro assistito è stato vittima di un raid organizzato proprio dal nuovo clan Partenio.

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