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San Martino V. C.| Omicidio De Paola, 7 colpi per uccidere il boss: quello di grazia alla testa. Domani i funerali

San Martino V. C.| Omicidio De Paola, 7 colpi per uccidere il boss: quello di grazia alla testa. Domani i funerali

10 Settembre 2020 | by Redazione Av
San Martino V. C.| Omicidio De Paola, 7 colpi per uccidere il boss: quello di grazia alla testa. Domani i funerali
Cronaca
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(alca) – Orazio De Paola è stato finito con un colpo al centro della testa quando già era disteso a terra agonizzante. Un colpo di grazia a sigillo di un omicidio in pieno stile camorristico. E’ quanto emerge dall’autopsia terminata nel tardo pomeriggio presso la Morgue dell’ospedale Moscati di Avellino. Ad effettuarla il medico legale Lamberto Pianese, nominato dal pm della Dda di Napoli, Giuliano Caputo, in presenza del consulente scelto dalla famiglia della vittima, assistita dall’avvocato Valeria Verrusio, il dottore Angelo Michele D’Ettorre. Qualche istante prima, però, il boss 58enne, da un anno libero grazie ad una sentenza della Cassazione, ma considerato dagli inquirenti il reggente del clan Pagnozzi, era stato attinto da altri 6 colpi, tutti sparati da una calibro 7,65. Non è ancora chiaro se da una stessa arma o da due. Ma questo potrà stabilirlo solo una successiva perizia balistica.

Intanto, cambia il numero dei proiettili complessivi andati a segno. Non 5 come era emerso da un primo esame esterno del corpo ma ben 7. Di questi, dall’analisi dei fori di entrata e di uscita effettuata durante l’esame autoptico, 3 sono andati a segno tra braccio e avambraccio sinistro e mano sinistra, 1 al braccio destro e 2 al al fianco sinistro. In particolare uno di questi sarebbe stato quello letale in quanto ha attraversato il corpo del 58enne da sinistra a destra perforando gli organi vitali tra cui cuore e polmoni. Arriviamo così al colpo definitivo, l’ultimo. Una sorta di marchio apposto su un’esecuzione che ha nel modus operandi mafioso il suo principale connotato di efferatezza.

Il medico legale ha chiesto 40 giorni per consegnare un elaborato tecnico-scientifico completo. Intanto è stata dissequestrata la salma e domani i familiari potranno celebrare i funerali del boss. Naturalmente, sarà una cerimonia strettamente privata e blindata dalle forze dell’ordine per evitare episodi di disordine.

Orazio De Paola è stato ucciso martedì tra le 10.30 e le 11.00 in via Castagneto a San Martino Valle Caudina. In uno slargo dove la strada è senza uscita, proprio nei pressi delle abitzioni dei Di Matola. Con Bartolomeo, uno dei fratelli di Gianluca che avrebbe materialmente ucciso il boss, il 58enne aveva avuto un violento litigio un paio di giorni prima, sembra per il convergente interesse dei due uomini per una stessa donna, una 30enne compagna del 29enne, già ascoltata dai carabinieri. Da qui, secondo una prima ricostruzione degli inquirenti, la telefonata di martedì mattina ricevuta da De Paola che lo invitava a recarsi proprio in via Castagneto, forse per chiarire la vicenda. All’appuntamento con la morte, però, il boss ci sarebbe andato in bici elettrica e disarmato. Probabilmente forte della sua caratura di fedelissimo dei Pagnozzi e, quindi, intoccabile nel loro enclave caudino, sebbene il clan fosse stato nel tempo decapitato da arresti e condanne.

Fatto sta che quella che forse De Paola pensava sarebbe stata un discussione dove ribadire il suo potere si è trasformata presto nella sua fine. Dopo il delitto diversi membri della famiglia Di Matola sono scomparsi. Il presunto killer, il 31enne Gianluca, che oggi, durante l’interrogatorio di convalida dell’arresto, ha reso dichiarazioni spontanee, raccontando la sua versione dei fatti, è scappato con la madre, la moglie e i figli in direzione Roma. Ad intercettarne i movimenti e l’inizio della fuga le telecamere di video sorveglianza del Comune e di alcune attività commerciali. L’uomo, però, quando è stato fermato nei pressi del casello di Roma Nord era in auto da solo. Bloccato dai carabinieri del Nucleo Investigativo della Compagnia di Avellino, coordinati dal capitano Quintino Russo, è stato portato nel carcere di Napoli-Secondigliano dove stamane ha incontrato il gip della 19esima sezione penale del Tribunale di Napoli. Quest’ultimo deciderà presumibilmente domani se tramutare il fermo di polizia giudiziaria in arresto.

L’altro fratello, Bartolomeo, anch’egli indagato, non si sa ancora se per complicità in omicidio o per aver dato una mano a Gianluca nelle fasi successive, è ancora irreperibile. Solo stamane è stata ritrovata la sua auto in una zona montuosa. Adesso saranno sentiti altri teste come persone considerate informate dei fatti e rimessi in ordine tutti gli indizi. Mentre in paese il clima si è fatto davvero pesante. Le forze dell’ordine sorvegliano i Di Matola per ciò che potrebbe accadere adesso. Si temono vendette e ritorsioni.

 

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