Droga nascosta in una plafoniera nel carcere di Avellino: è quanto scoperto dagli agenti della Polizia Penitenziaria nel corso di una perquisizione in una stanza inutilizzata all’interno della sezione in cui è collocata l’infermeria. A darne notizia è Marianna Argenio, vice segretaria regionale del Sappe, che ha elogiato l’operato degli agent
“L’ennesimo sequestro di sostanze stupefacenti è la prova della professionalità e del costante impegno della Polizia Penitenziaria, che lavora ogni giorno in condizioni difficili per garantire la sicurezza all’interno delle carceri”.
L’episodio si aggiunge a una lunga serie di tentativi di introdurre stupefacenti o oggetti vietati nelle strutture penitenziarie, spesso nascosti in luoghi insoliti. La scoperta conferma l’efficacia dei controlli messi in atto nonostante le criticità operative e l’emergenza di personale più volte segnalata dai sindacati di categoria.
Il sessantenne era stato colpito da un altro paziente con disturbi psichiatrici. Ora il garante invoca sicurezza e progetti reali di recupero
Nuovo grave episodio in una struttura sanitaria per detenuti psichiatrici. Un sessantenne napoletano, ospite della Rems di San Nicola Baronia (AV), è deceduto presso l’ospedale Moscati di Avellino in seguito alle ferite riportate durante un’aggressione avvenuta nei giorni scorsi all’interno della struttura. A colpirlo, sarebbe stato un altro paziente, un giovane affetto da disturbi mentali.
A darne notizia è il Garante campano delle persone private della libertà, Samuele Ciambriello, che punta il dito contro l’assenza di un vero sistema di prevenzione: “Serve una riforma vera. Non basta la sorveglianza esterna. Dentro le Rems mancano protocolli, sicurezza e progettualità. Gli operatori sanitari non possono essere lasciati soli ad affrontare situazioni ad alta criticità”.
Dopo aver saputo della morte della vittima, il presunto aggressore – anche lui napoletano – avrebbe manifestato comportamenti autolesionistici ed è stato ricoverato in ospedale sotto piantonamento.
Ciambriello pone anche una questione di fondo: “È un antisociale violento o un vero paziente psichiatrico? Va chiarito se queste persone possono restare in una Rems o se servono strutture con livelli diversi di sicurezza e trattamento”.
Il Garante chiede inoltre un impegno concreto delle ASL con più terapisti della riabilitazione, progetti di inclusione sociale e il sostegno del Terzo Settore.
“La sola assistenza farmacologica – conclude – non può bastare. Serve un cambio di passo, prima che sia troppo tardi”.