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“Jazz Steps-I Venerdì del Jazz”: applausi per il concerto del Simone Sala Trio

“Jazz Steps-I Venerdì del Jazz”: applausi per il concerto del Simone Sala Trio

24 Aprile 2023 | by Redazione Bn
“Jazz Steps-I Venerdì del Jazz”: applausi per il concerto del Simone Sala Trio
Cultura
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Venerdì sera all’Auditorium San Vittorino di Benevento, l’Accademia di Santa Sofia, per il suo quinto appuntamento con la rassegna “Jazz steps – I venerdì del Jazz”, curata dal M° Umberto Aucone, ha ospitato il concerto del Simone Sala Trio con l’ospite speciale Arturo Caccavale.

Un altro successo per il cartellone jazz inserito nell’ambito della poliedrica Stagione Concertistica 2023 che l’Accademia di Santa Sofia presenta in sinergia con l’Università degli Studi del Sannio e il Conservatorio di Benevento.

Come sempre Maria Buonaguro, Presidente Amici dell’Accademia e Marcella Parziale, Direttore Artistico dell’Accademia, salutano il pubblico accogliendo l’intervento di Umberto Aucone che con brevi parole racconta il concerto e gli artisti che si esibiranno.

Simone Sala è un vero funambolo, che sovverte le regole e i confini tra i generi musicali. Pianista eclettico e disinvolto, perfettamente a suo agio sul palco del teatro San Vittorino, assiepato di estimatori e appassionati, propone il suo concerto, con fare istrionico, loquace ed esuberante, con le parole come con le note, e ci trasporta in un viaggio nella musica che non ha confini. Il suo vero elemento.

In concerto fin dal titolo promette percorsi inconsueti: “Non esistono i generi musicali”.

Sala esordisce con Franz Liszt (1811-1886), nella Fantasia quasi Sonata: “Après une lecture du Dante”, dove Liszt trascrive in musica, su un pianoforte fiammeggiante, sensazioni, impressioni, emozioni, suscitate dalla sua personale lettura, incredibile (lui era ungherese), della Divina Commedia di Dante Alighieri. Quindici minuti di umano furore e sentimenti contrastanti. Corrono infervorate le mani di Sala sulla tastiera, nell’impeto dell’interprete che insegue le orme del suo mito pianistico. Emozione tangibile pervade la sala che grida Bravo al termine dell’intensa performance.

Non contento, nell’impressionante esaltazione esecutiva, Simone Sala, approccia un altro suo mito, Rachmaninov (1873 – 1943), in ben due composizioni di inestricabile complessità, dense di patos e tangibile oscurità, squarciata da lampi di luce, il Prelude op.23 n.4 e l’Etude Tableaux op.39 n.9.

Le note aggrumate e saettanti, risuonano potenti e affilate, tra le pareti del San Vittorino. Le due esecuzioni riscuotono ovazioni dal pubblico, di neofiti sbalorditi ed esperti ammiratori.

Arriva il momento del passaggio fluttuante da un genere a un altro, torna il Maestro Aucone per dare tempo al pianista “trasformista” di cambiarsi d’abito e di attitudine.

Aucone introduce la seconda parte del concerto, presentando con numerosi aneddoti e riferimenti, il prossimo mondo musicale, collocato in ambito prettamente jazzistico, con sonorità e ritmiche latine di matrice sud americana, e in particolare dedicato a un altro autore, simbolico mentore di Simone Sala, il compositore Michel Camilo (Santo Domingo, 4 aprile 1954), anche lui equilibrista fra il mondo classico e il Jazz.

Arriva così in scena la sezione ritmica del Simone Sala Trio, composta dagli ottimi Lorenzo Mastrogiuseppe al basso, e Oreste Sbarra alla batteria.

Il trio affiatato e rodato da ben dieci anni di concerti insieme, in giro per il mondo, snocciola una serie di pezzi infuocati, concepiti dalla mente vulcanica di Michel Camilo: Tropical Jam, Caribe, From Within, e il bis On Fire. Una serie iper energetica dall’esplosività trascinante, di infiniti pezzi di bravura concatenati, spericolati virtuosismi e scambi continui, tra cambi di ritmo e sfrenate galoppate tra i meandri dell’armonia.

Un crescendo di entusiasmo reciproco tra pubblico e artisti, dove il pianoforte di Simone Sala dà sfogo a ogni suo guizzo improvvisativo, interagendo e lasciando ampio spazio propositivo all’efficacissimo basso di Lorenzo Mastrogiuseppe, prontissimo complice navigato e divertito. O all’ “Uomo Batteria” Oreste Sbarra, che si impone come una perfetta, viva, potentemente creativa e iperbolicamente variopinta “drum machine” umana, straordinariamente variegata, come nel suo pirotecnico interminabile assolo, che nel cuore del Latin Jazz, trasuda gusto partenopeo da tutti i pori e persino aggressive, scorticanti, sonorità Hard Rock.

Mentre lo special guest, l’ospite speciale del Simone Sala Trio, il cantante e trombettista Arturo Caccavale, con il suo intervento misurato aggiunge anima e fascino all’esecuzione muscolare del Trio. (Monica Carbini)

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