“Su iniziativa del Coordinamento Provinciale di Libera Benevento, il 19 Luglio si vivrà un momento commemorativo dalle strage di Via D’Amelio.La manifestazione avrà inizio alle ore 10:00 dinanzi la Questura del capoluogo sannita.
Un momento animato dalle riflessioni e dalle letture curate dai giovani di Libera e con i saluti del Questore di Benevento, Giovanni Trabunella. La mattinata si concluderà con la deposizione dei fiori.
Via D’Amelio non è solo il nome di una strada dove avvenne una sanguinosa strage, ma ancora oggi indica la strada da seguire per la liberazione e la libertà del nostro Paese.È la strada segnata dal sacrificio del giudice Paolo Borsellino e degli agenti della Polizia di Stato: Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli. Non è un vicolo cieco o una strada chiusa senza uscita. Certo, è una strada ancora molto difficile da percorrere essendo nel frattempo le mafie divenute sempre più forti, la corruzione, il malaffare ed il clientelismo sempre più radicati e normalizzati.
Una strada da percorrere molto in salita, causa anche la sordità della politica che cinicamente non ascolta le istanze dal basso. Quella stessa politica che trentatré anni fa non diede ascolto alla richiesta della scorta del giudice Borsellino di apporre il divieto di sosta in via D’Amelio e non è un caso che la macchina con il tritolo era ferma lì già 48 ore prima dell’attentato. Una sordità che negli anni ha ridotto la lotta alle mafie solo a commemorazioni di rito mentre nelle aule parlamentari si legiferava offendendo la memoria.
Basti pensare alla rimodulazione del PNRR che ha sottratto ben 300 milioni destinati alla riqualificazione dei beni confiscati alle mafie, alla messa in discussione degli strumenti che negli anni hanno consentito una seria lotta alle mafie ed alla corruzione come le intercettazioni ambientali. Così come aver abolito il reato dell’abuso d’ufficio e per non parlare della riforma della legge sugli appalti. In questa cornice, e non certamente come elemento secondario, si rende indispensabile sottolineare la sofferenza dei tanti familiari delle vittime innocenti delle mafie che ancora non ricevono verità e giustizia. Occultare e condizionare verità con una stampa sempre di più controllata e non libera, con un sistema carcerario al collasso, incapace di rispondere ai dettami costituzionali anche a causa di un sovraffollamento causato dai recenti provvedimenti legislativi ispirati ad una sicurezza che reprime solamente.
Una complicità di Stato rispetto al dilagare della piaga del gioco d’azzardo, negli anni divenuto un altro grande business per le mafie. Fenomeno che a sua volta alimenta il dramma dell’usura, della prostituzione ed è divenuto insospettabile strumento per il riciclaggio del denaro riveniente da tutte le attività illecite, in primis dal mercato delle sostanze stupefacenti. Rispetto a tutto ciò ed a tanto altro, resta inascoltata l’insurrezione popolare dei movimenti antimafia e della magistratura. Una sordità strumentale che ha ridotto la politica a vendere l’anima al consenso ed al potere, divenendo incapace e non libera di essere incisiva sui temi nevralgici del nostro paese.
Una politica sensibile solo alle guerre, come volano dell’economia mondiale e nazionale. Perché nessuno ha mai proposto di aumentare le spese per una seria lotta alle mafie pari al 5% del PIL nazionale ?
Se la politica non romperà i cordoni ombelicali con le mafie, i prossimi decenni staremo ancora a parlare di liberazione del nostro paese. Una rottura che deve iniziare dalla creazione delle liste elettorali e dagli appoggi che alle stesse viene garantite. La politica non può essere sempre addizione per poter vincere, inevitabilmente diventa divisone e spartizione. La politica dovrebbe avere il coraggio anche di sottrarre per poterne moltiplicare la credibilità. Le mafie o si combattono o si subiscono, diversamente ci si allea. In tutti i territori, nessuno escluso. Anche il nostro, quello sannita. Basta una concessione, un appalto, una licenza, una convenzione, un incarico. Tutti strumenti leciti, ma se utilizzati in modo strumentale saranno solo ad appannaggio di poche famiglie e non delle comunità.
La stessa sordità che si riscontra nel nostro territorio ogni qualvolta si incendia un’auto o viene intimidito un imprenditore, un esercente commerciale, o si chiedono chiarimenti sulle spese pubbliche. Una politica spesso “sartoriale” cucita su misura, apparentemente esposta in vetrina, con un destinatario già designato. La lotta alle mafie, alla corruzione, al malaffare ed al clientelismo non la si può delegare solo alla magistratura ed alle forze dell’ordine. Occorre un riscatto sociale e culturale, che sia plurale e collettivo, partendo dalla riconquista della dignità del singolo non più disposto ad accettare che i diritti vengano elargiti come favori.
Il destinatario di un favore di certo tamponerà una momentanea situazione personale, ma eviterà che i problemi vengano affrontati in modo definitivo come esigenze collettive. Così facendo si diventa vittima dell’usura politica, restando debitore a vita nei confronti del politico di turno. In questo modo il territorio resterà sempre ricattabile. Sarebbe auspicabile che, anche in occasione delle prossime elezioni regionali, ci fosse un approccio chiaro ed inequivocabile contro la camorra e la corruzione. Un impegno da concretizzarsi già nella composizione delle liste, evitando candidature discutibili ed appoggi che condizioneranno fortemente l’attività amministrativa. Stiamo assistendo ad un imbarazzante festival di nomi ed esibizioni muscolari delle proprie capacità elettorali, ma ancora nessuno parla di programmi seri e candidati credibili.
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino furono uccisi non solo perché la loro azione era di contrasto alla mafia in quanto organizzata e criminale, ma soprattutto perché avevano ben capito quegli intrecci che negli anni hanno reso le mafie sempre più forti. Quelle complicità esterne, della politica, dell’imprenditoria, delle massonerie deviate ed anche di pezzi della società, spesso accondiscendete e silente.”
