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Pil, solo in 22 province valore aggiunto oltre i livelli pre-Covid

Pil, solo in 22 province valore aggiunto oltre i livelli pre-Covid

12 Settembre 2022 | by redazione Labtv
Pil, solo in 22 province valore aggiunto oltre i livelli pre-Covid
Economia
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Solo 22 province su 107 hanno lasciato alle spalle nel 2021 la crisi causata dal Covid superando la ricchezza prodotta nel 2019 a valori correnti, più della metà si trova in  Campania e Sicilia.  Crescite al top del valore aggiunto si registrano  a Enna +2,9%, contro la media nazionale del -1,2%. Ma Milano con  49.332 euro a testa si conferma al primo posto per reddito prodotto  pro-capite. E’ quanto emerge dall’analisi realizzata dal Centro Studi  Tagliacarne e Unioncamere sul valore aggiunto provinciale del 2021 e i confronti con il 2019, che è una delle tradizionali attività di  misurazione dell’economia dei territori realizzata dal sistema  camerale.

Tra il 2021 e il 2019 difficoltà di recupero si riscontrano in  particolare lungo tutte le province bagnate dal Mare Adriatico  (-1,8%), in Toscana (-2,4%) e nel Triveneto (-2,3%). È soprattutto  l’edilizia, grazie alle misure di sostegno governative, a segnare gli  incrementi di valore aggiunto più elevati (+12,6%), con punte  superiori al 30% nell’Umbria e in gran parte della Sicilia. In  crescita anche l’industria manifatturiera che pure sfiorando solo il  2%, contribuisce in maniera significativa alla ripresa dato il suo  peso sull’economia. A fare più fatica è, invece, il comparto dei  servizi (-2,7%) su cui pesa la difficile rimonta delle attività  connesse al turismo (-27,2%) con riflessi negativi soprattutto sulle  città metropolitane

”Il Covid ha rimescolato la geografia produttiva del Paese.  Registriamo, infatti, la crisi della tradizionale direttrice adriatica dello sviluppo e il rilancio di quella tirrenica, una differenziazione dei fenomeni di crescita nel Mezzogiorno, difficoltà di diverse aree  del Triveneto e il rafforzamento delle performances della provincia  rispetto a quelle dei grandi centri metropolitani”, sottolinea il  presidente di Unioncamere, Andrea Prete, secondo il quale ”se le  province a maggiore densità industriale hanno dimostrato una maggiore  resistenza rispetto alle altre, resta comunque il dato che questo  dinamismo non è bastato a riportare in maniera territorialmente  diffusa i livelli precedenti alla pandemia”.

Anche sulla scia dei provvedimenti governativi, il  comparto delle costruzioni ha recuperato più velocemente le  performance pre-Covid (+12,6%). Boom di crescita a Terni che sfiora il +42%. Seguono Perugia (+39,8%) e Messina (+37,6%). In generale, Umbria e Sicilia mostrano andamenti nettamente superiori alla media nazionale con tassi di crescita superiori al 30%, ad eccezione di Caltanisetta e Siracusa che comunque evidenziano incrementi tra il 27 e il 28%. Ma
nel complesso tutte le province italiane presentano un trend positivo, salvo Pordenone (-6,7%), Udine (-2,5%) e le province autonome di  Bolzano (-0,5%) e Trento (-0,8%) L’industria manifatturiera cresce dell’1,9% tra il 2021 e il 2019,
grazie alle buone performance dello scorso anno che si è chiuso con un incremento del 10,2% rispetto al 2020. La ripartenza è sostenuta  soprattutto dal Nord Ovest (+ 2,7%) e dalle Isole (+2,3%) e in misura  minore dal Centro (+1,8%) e dal Nord-Est (1,5%). Chiude, invece, alla  pari il Sud, ma con forti eterogeneità tra i vari territori: dalle  buone performance di Matera (+11,9%) a quelle negative di Chieti  (-7,1%) e più in generale di tutto l’Abruzzo. Più in particolare, La  Spezia (+16,1%), Genova (+12,4%) e la provincia materana (+11,9%) sono in testa alla classifica per crescita del valore aggiunto prodotto dal settore.

Manca l’obiettivo del recupero dei livelli pre-pandemia il settore dei servizi, che perde il 2,9% di valore aggiunto tra il 2021 e il 2019. A rallentare il passo è la difficoltà di ripresa del turismo che è  ancora sotto di un quarto rispetto al periodo pre-Covid. Ma anche le  attività artistiche e creative (-25,0%) e quelle di supporto alle  imprese (-11,8%) presentano ancora forti ritardi. Due attività che  hanno il loro cuore pulsante nelle grandi città come Milano e Roma,
che perdono rispettivamente il 3,1% e il 2,1%.

Sul fronte opposto, le  uniche nove province che hanno superato i livelli di valore aggiunto  prodotto dal terziario nel 2019 sono tutte del Mezzogiorno, ad  eccezione di Frosinone. E’ in particolare la Campania a distinguersi
per i risultati positivi conseguiti, con Avellino (+2,7%), Benevento  (+1,8%), Caserta (+1,7%) e Salerno (0,8%) che occupano i primi quattro posti delle province più performanti. Nessuna delle 24 province che si affacciano  sull’Adriatico è ritornata nel 2021 ai livelli pre-Covid (-1,8%).  Mentre il recupero dei territori bagnati dal Tirreno si è quasi del  tutto completato (-0,5%). Nella dorsale Adriatica solo cinque province fanno segnare perdite inferiori alla media nazionale (-1,2%), tra  queste meglio hanno fatto Lecce (- 0,4%) e Pesaro (-0,5%). Andamenti  decisamente più negativi si registrano a Campobasso (-3,9%), Brindisi  e Rimini (entrambe -2,5%) e Udine (-2,4%). A pesare è stato  principalmente l’andamento lento del manifatturiero, che ha recuperato solo lo 0,5% contro la media nazionale dell’1,9%. Ma a soffrire è  stato anche il settore dei servizi che ha registrato una perdita del  3,6% contro il -2,9% della media Paese. Nella fascia ligure-tirrenica, invece, 11 province su 26 hanno superato i livelli economici  pre-pandemia, con Caserta (+2,2%), Trapani (+2,0%) e Salerno (+1,6%)  che registrano i migliori risultati. Mentre sul fronte opposto  Grosseto, Reggio Calabria e Sassari realizzano perdite del 2,4%. Un  risultato attribuibile sia al manifatturiero (+3,4%) sia ai servizi  che hanno contenuto la perdita all’1,7%.

Nel confronto tra il 2021 e il 2019, sono i territori caratterizzati  da una modesta dimensione imprenditoriale per numero di addetti ad  essersi avvicinati di più al valore aggiunto pre- Covid (-0,6%),  rispetto a quelli dove le imprese sono mediamente più grandi (- 1,6%). Proprio questi ultimi sono infatti stati i più colpiti dalla crisi  pandemica nel 2020 (-7,6% contro il -6,0% delle province con imprese  mediamente più piccole). E il forte rimbalzo del 2021 delle province
con una dimensione di impresa più grande (+6,5% rispetto al 2020  contro il 5,7% delle altre), non è riuscito ancora a compensare le  gravi perdite subite. E’ Enna a registrare incrementi maggiori di valore aggiunto prodotto  tra il 2021 e il 2019 (+2,9%), seguita da Avellino (+2,7%), Benevento, Caserta e Ragusa (+2,2% per tutte e tre le province). Ma Milano e  Bolzano si confermano ai primi due posti per reddito prodotto per  abitante, rispettivamente 49.332 euro e 40.817, mentre Bologna  (37.276) scalza dal terzo posto Firenze (37.237). Terni è la provincia che scala il maggiore numero di posizioni nella classifica del valore  aggiunto pro-capite, passando dal 70esimo al 62esimo posto. In rimonta anche Avellino e Lecco che recuperano quattro ranghi collocandosi  rispettivamente all’86esimo e al 27esimo posto

 

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