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Benevento| Paolucci: progetto politico permei il centrodestra, no a “ad approcci gestionali o frazionati”

Benevento| Paolucci: progetto politico permei il centrodestra, no a “ad approcci gestionali o frazionati”

3 Novembre 2018 | by Enzo Colarusso
Benevento| Paolucci: progetto politico permei il centrodestra, no a “ad approcci gestionali o frazionati”
Politica
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Dopo gli auguri e i festeggiamenti di rito per l’elezione del neo Presidente alla Provincia, è opportuna una riflessione.  L’aver determinato le condizioni perchè una coalizione si costruisca in modo omogeneo su temi condivisi e a noi da sempre cari, in particolare le questioni delle aree interne e della desertificazione,  è un primo risultato politico che apre una prospettiva. Tuttavia sarebbe un errore farsi prendere da facili entusiasmi. La vittoria ha sempre un’altra faccia, l’assunzione della responsabilità del governo degli enti e del territorio. Perchè si possano raccogliere dei risultati concreti per il futuro, è necessario avere l’umiltà e la consapevolezza di alcune criticità e rispondere seriamente ad alcune domande. Il centro-destra è in una fase certamente positiva, ma tuttavia ancora di faticosa ricostruzione. L’anomalia di un partito che è al governo nazionale con i 5stelle, mentre sul territorio rimane saldato nella coalizione, alimenta una confusione che non è più possibile sottacere. Nel nostro territorio, una ritrovata vitalità nelle aree interne si scontra con la parte più forte della Campania, le aree costiere, tutte ancora a guida PD. Pertanto, è difficile pensare di costruire alleanze istituzionali a livello regionale o nazionale. Inoltre, la tutela e il rilancio delle aree interne, affinchè non resti una mera petizione di principio, determina la necessità che si abbiano idee chiare e una visione programmatica anche di lungo periodo. Ciò significa decidere su cosa si vuole puntare e come si intende farlo. Se, per esempio, la questione riguarda solo il Sannio o solo le aree interne della Campania, o se invece è necessario agire su un terreno comune per tutte le aree interne del Sud. Il che ripropone il problema del Meridione e la necessità che la politica si esprima in maniera netta tra le tre grandi direttrici emerse negli ultimi anni; e cioè se, come sostiene il Governo, la questione meridionale va affrontata solo nell’ambito della più vasta questione nazionale, senza necessità di particolari interventi mirati; se è necessario invece recuperare al Sud attenzione e risorse mirate; o se si vuole scivolare nelle rivendicazioni dietrologiche di un sudismo dal sapore neo borbonico. Questo per dire che la questione necessita di una riflessione profonda, che solo la politica può fare. Ciò significa che se si vuole affrontare la sfida, è necessario uscire da certe forme di civismo gruppuscolare che vedo purtroppo ancora troppo presenti nella coalizione che ha sostenuto Di Maria e che impera ancora al Comune di Benevento. E’ ora di uscire tutti dal limbo che spesso nasconde facili opportunismi. Non è il momento di appassionarsi al toto candidature di Mastella o di altri, ma di parlare chiaro prima all’interno della coalizione e poi ai cittadini. Per non sfuggire a quanto sostengo, dico chiaramente come la penso: la questine meridionale esiste e non è possibile annacquarla nell’ambito della più vasta questione italiana, come vuole fare il Governo. E non basta, come diceva Salvemini, il riformismo sociale; è necessario anche intervenire sul riformismo politico. Cioè non bastano interventi meramente economici o assistenziali se non vengono accompagnati da riforme istituzionali. Sul piano più strettamente locale, si può pensare di fare tutto, ma non si può fallire sulla provincializzazione del ciclo dei rifiuti e sulla costruzione della filiera agro-alimentare che comprenda tutto il ciclo, dalla “semina” all’export dei prodotti.

Per quanto ci riguarda, se il centro-destra è in grado di costruire una cabina di regia politica che governi questi processi, continueremo ad essere della partita. Diversamente, non ci interessano approcci gestionali o frazionati, che sarebbero soltanto di breve periodo e di corto respiro. E determinerebbe che la vittoria alla Provincia, anzichè rappresentare un’occasione di svolta per il futuro, sarebbe una “vittoria mutilata”, per usare l’espressione che D’Annunzio coniò esattamente 100 anni fa per la vittoria italiana della prima guerra mondiale, che si rivelò negli effetti una sconfitta.

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