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Benevento| Direzione PD: orizzonti politici netti sulla via della risalita

Benevento| Direzione PD: orizzonti politici netti sulla via della risalita

12 Novembre 2018 | by Enzo Colarusso
Benevento| Direzione PD: orizzonti politici netti sulla via della risalita
Politica
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Un punto fu quel che ci vinse, parametrando, assai estremamente, Canto V e Direzione politica del PD di Benevento: tutti concordi sulla necessità improrogabile di dare un nuovo corso al partito, con l’orecchio teso alle evoluzioni romane e con lo sguardo “dritto e aperto” in un futuro che restituisca credibilità al sodalizio attraverso una linea politica di ampio respiro. Emerge un dato nuovo dal consesso democratico riunito in seconda sessione a Corso Garibaldi e che si riassume nella urgenza di coagulare intorno a tre o quattro punti nevralgici le linee guida che possano traghettare fuori dalle secche di un presente assai gramo. Da Raffaele Del Vecchio, che per primo ha lanciato l’idea della nouvelle vague che sia politica e metta da parte le alchimie di una stagione di gestione del potere che è ormai tramontata, ad Antonella Pepe che ha sottolineato l’esigenza di ritrovare lo slancio proprio nella nuova linfa da infondere al PD, fatta di partecipazione di una base che deve ritrovare unità e lasciarsi alle spalle l’autoreferenzialità; fino ad arrivare a Claudio Ricci anche lui convinto che i verticalismi non abbiano più ragion d’essere ma che ci sia bisogno di rompere l’isolamento in cui è relegato il partito e aprirsi alla società nei confronti della quale il PD deve ritrovare la via del dialogo da troppo tempo interrotto. Parla di palingenesi del partito Claudio Ricci verso una transizione, verso un maggiore movimentismo che si coniughi in una più massiccia presenza nelle piazze in modo tale da intercettare di nuovo i bisogni della gente. Passare al contrattacco, mostrare i lati deboli dei nuovi padroni del vapore, in una  parola essere di nuovo un partito di sinistra se non di massa. Ed anche De Caro, intervenuto dopo gli altri, se ne dice convinto. “E’ emersa una chiave di lettura che io definisco assai interessante e su cui concordo per molti aspetti”, ha detto il capataz che sembra volere sempre meno incarnare la natura dell’uomo forte per indossare i panni del padre nobile che indirizza e consiglia. Sulle Provinciali è dell’avviso che le ragioni della sconfitta stanno tutte nel voto ponderato di Benevento che quattro anni fa arrise a Ricci ed è favorevole all’apertura verso forze esterne al PD che però abbiano valori non distanti e potenzialmente coniugabili. “Abbiamo tentato fino all’ultimo secondo utile di convincere gli indecisi”, allude a quegli amministratori “degirolamiani” che alla fine non se la sono sentita di abbandonare il centrodestra e Mastella. Punta De Caro dritto al secondo step delle provinciali, quello di gennaio quando si voterà per i consiglieri. “Sarebbe opportuno appaiare al simbolo del PD una parte civica la più larga possibile che non significhi imbarcare la qualunque ma proporre un progetto politico ad orecchie sensibili”. Che difficilmente stanno a sinistra ma questo è un altro discorso. Insomma, da questa direzione provinciale esce un messaggio di speranza. Unità e linea politica condivisa, un partito che non sia più un taxi da prendere al volo e lasciare quando non conviene più, che smetta di essere ondivago come nel caso dei rapporti con De Luca. Qui emerge un dato di fondo. De Caro ammette la sua idiosincrasia per il presidente della Regione ma è consapevole che Santa Lucia sia un fortino troppo importante, da difendere con tutte le forze e quindi con il Governatore occorre, bisogna, trovare una convergenza sui grandi temi, senza per questo esserne subalterni. Tutto questo in attesa che da Roma scocchi la scintilla che riattivi la centralina di un partito che vuole sfuggire alla irrilevanza.

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