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Avellino| Emergenza coronavirus, Romei: subito scelte concrete, non servono sceriffi ma classe dirigente

Avellino| Emergenza coronavirus, Romei: subito scelte concrete, non servono sceriffi ma classe dirigente

21 Marzo 2020 | by Redazione Av
Avellino| Emergenza coronavirus, Romei: subito scelte concrete, non servono sceriffi ma classe dirigente
Politica
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Dall’associazione politico-culturale “L’Irpinia è Adesso” riceviamo e pubblichiamo la seguente nota.

Il “tour”degli ultimi anni sono stati noiosi perché pieni di tecnicismi. I veri campioni sono quelli che fanno saltare l’ordine prestabilito”.
Partendo da questa citazione del maestro Gianni Mura, possiamo tranquillamente affermare che di campioni, almeno negli ultimi dieci anni, nella politica della Regione Campania non se ne sono visti.
E, peraltro, non è che la nostra Regione, di gran lunga la terra più bella del mondo, per patrimonio storico culturale e bellezze naturali, abbia visto sullo scenario politico onesti gregari che pur sono indispensabili per l’affermazione dei campioni.
In Campania, e l’Irpinia non è da meno, abbiamo registrato soltanto l’avventura degli uomini soli al comando, animati quasi esclusivamente da un carrierismo scientifico e spietato, incapaci di interpretare e farsi carico delle istanze del territorio.
Abbiamo assistito inerti al disastro ambientale provocato dai rifiuti, al dramma della terra dei Fuochi, senza aver mai la capacità di indignarci fino in fondo.
Né la politica ha saputo smantellare un sistema criminale che ha finito per ammazzare i suoi stessi figli e produrre danni troppo spesso irreversibili alla salute di vecchie e nuove generazioni.
In Campania abbiamo perso il gusto di indignarci, ma, forse, non lo abbiamo mai avuto, quasi assuefatti all’idea di dover sottostare ad una logica padronale.
In questo tempo di emergenza senza fine, con un nemico invisibile, eppure spietato, emergono plasticamente tutti gli errori di questi anni.
Abbiamo assistito inerti al riempimento di ogni sorta di rifiuto nelle nostre terre, ora assistiamo impotenti all’avanzata di un nemico sconosciuto, capace in poche ore di mietere centinaia di vittime.
In questa situazione servono a poco le decine di comunicati stampa che si susseguono, quasi che l’apparizione sul web sia ormai una irrinunciabile ragione di vita.
Nel tempo della vita vera e, ancor più, in una situazione emergenziale, bisogna “essere”, rinunciando ad apparire.
Essere vuol dire evitare polemiche e rimpalli di responsabilità. Essere vuol dire, senza ombra di dubbio, evitare di proporre soluzioni inattuabili, unicamente immaginando un’elezione al prossimo Consiglio Regionale.
Questi ultimi dieci anni sono trascorsi, per i protagonisti della politica, tra sorrisi, rendite di posizione, tatticismi vari, moltiplicazioni di enti e poltrone, ma per i cittadini hanno significato la chiusura degli ospedali periferici, lo smantellamento delle aree industriali con relativa crescita esponenziale della disoccupazione, la chiusura dei tribunali periferici, lo spopolamento delle aree interne, il progressivo smarrimento del senso delle comunità.
Nel tempo dell’emergenza continuare a sventolare bandiere, con vacue rassicurazioni, non serve a nessuno.
Le drammatiche immagini di Bergamo dovrebbero servirci da monito, ma, soprattutto, dovrebbero servire alla politica per fare tesoro delle scelte scellerate compiute in questi anni.
La scelta dell’uomo solo al comando non paga, in alcun modo, né a livello regionale, né a livello locale.
La filiera Regione, Provincia, Enti locali si è miseramente svuotata di significato, nel tempo dell’emergenza, mentre è stata ben salda quando bisognava posizionare uomini e donne in posti di eccellenza, con laute ricompense.
Questa è una vera e propria chiamata alle armi, dove non basta il plauso agli operatori sanitari e alle forze dell’ordine.
C’è bisogno di azioni concrete, nell’immediato.
Ad Avellino lo zelo posto nello smantellare il mercato e ridisegnare lo stazionamento e le corse degli autobus (scelte, peraltro, incomprensibili) ha visto l’amministrazione accelerare il percorso, incurante dei suggerimenti di tutto e tutti.
Lo stesso attivismo non sembra esserci in questo momento, allorquando sta venendo fuori la mancanza del senso della comunità, laddove sia la Chiesa locale che l’Ente di Palazzo di città dovrebbero e potrebbero offrire soluzioni ad uno stato emergenziale crescente.
Né gli albergatori, né la Chiesa locale hanno pensato di mettere a disposizione le proprie strutture, quantomeno per tutti coloro che devono stare in isolamento.
Al Nord le associazioni di volontariato, ma, soprattutto le parrocchie, stanno offrendo una grande mano, nei centri più martoriati.
Ma del resto la mentalità degli oratori, sull’esempio di don Bosco, dalle nostre parti non è mai attecchita.
Non serve un comunicato in più, un sorriso ad oltranza o la rassicurazione su prossimi concerti di cover band, non è questo il senso dell’amministrare.
Non so come usciremo dal tempo della resistenza. Ma, di certo, quella solidarietà vissuta nel post terremoto non si riscontra.
L’etica della responsabilità, mai tanto necessaria in questo tempo, deve viaggiare sulle gambe di gente competente.
L’Irpinia, come la Campania, sconta la mancanza di una classe dirigente competente e non compiacente a se stessa e ad i soliti noti.
Non serve lo sceriffo, unico ruolo che, peraltro, De Luca interpreta alla grande, né il ras del quartiere, contornato da personaggi esperti al più di giochi della playstation o di Makp100, né si avverte la presenza ed il bisogno di consiglieri regionali inerti per anni di fronte allo smantellamento della sanità e delle aree industriali.
C’è, viceversa, un disperato bisogno dell’etica della responsabilità, per scelte rapide e fattive.
Gennaro Romei
L’irpinia è Adesso.

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