Riceviamo e pubblichiamo nota stampa del Segretario Aziendale Federazione Cimo-Fesmed Emilio Tazza:
“La scrivente O.S., con senso di responsabilità istituzionale e nel pieno rispetto delle prerogative della Magistratura, rende noto di aver depositato un esposto presso la procura della Repubblica di Benevento trasmesso anche all’Ispettorato del lavoro e al Direttore generale della ASL di Benevento. L’iniziativa nasce dalla necessità di fare chiarezza su una persistente discrepanza interpretativa che ha determinato nel tempo effetti rilevanti sull’organizzazione del servizio di emergenza 118, tali da sollevare forti critiche, contestazioni e dubbi sull’efficienza del sistema e sulla sicurezza dei cittadini.
aslOggetto dell’esposto è l’adozione, da parte della ASL, di una prassi gestionale fondata su un errore interpretativo della norma che regola l’orario di lavoro. L’asserito limite massimo di “48 ore mensili” per le prestazioni aggiuntive dei medici, come sostenuto dall’Azienda, non trova alcun riscontro nel dettato del D.Lgs. n. 66/2003, il quale stabilisce, invece, un limite di “48 ore settimanali” di lavoro. Questa distinzione, tra “ore mensili di prestazioni aggiuntive” e “ore settimanali di lavoro”, è essenziale per evitare interpretazioni sbagliate e garantire la corretta applicazione della normativa.
A causa dell’errata interpretazione della legge, la ASL, in ben due anni di attivazione del progetto di demedicalizzazione delle ambulanze varato il 1° luglio 2023, non ha autorizzato migliaia di ore di lavoro potenzialmente disponibili ma non sfruttate per coprire le carenze d’organico. In conseguenza, numerosi turni, in cui era programmata la presenza del medico, sono stati effettuati su ambulanze che hanno operato in modalità “demedicalizzata”, ovvero prive della presenza del medico a bordo. Sono state inoltre registrate ripercussioni negative sui diritti contrattuali con ingiustificate sottrazioni di ferie e di ore destinate alla formazione e all’aggiornamento professionale. Le rappresentanze sindacali hanno più volte richiesto un allineamento normativo, anche in sedi ufficiali, ma senza esito. Da qui la decisione di coinvolgere anche l’Autorità giudiziaria, non con spirito accusatorio, ma con l’obiettivo di tutelare la legalità, il funzionamento del servizio pubblico e la salute collettiva. Confidiamo che la verifica dei fatti da parte della competente Magistratura e degli organi amministrativi preposti al controllo possa offrire un chiarimento definitivo su una questione tanto tecnica quanto cruciale, nell’interesse dei professionisti della salute ma, soprattutto, dei cittadini.”