Bancarotta fraudolenta, bancarotta concordataria e falso in attestazioni e relazioni. Con queste accuse la Guardia di Finanza di Benevento, su richiesta della Procura al Gip del Tribunale di Benevento, hanno dato esecuzione ad una ordinanza di applicazione di misure cautelari interdittive nei confronti di di cinque commercialisti, riconducibili ad un medesimo studio con sede in Benevento, nei confronti dei quali è stata applicata la misura cautelare del divieto temporaneo di esercitare la professione di commercialista per la durata di dodici mesi, nonché nei confronti di un avvocato beneventano, anch’egli collaboratore con il predetto studio commerciale, nei cui confronti è stata adotta la medesima interdizione all’esercizio della professione forense per durata di dodici mesi.
Le indagini sono partite in seguito ad una segnalazione ex art. 7 L.F. del Tribunale di Benevento effettuata dopo aver dichiarato inammissibile il ricorso alla procedura di concordato preventivo presentato da una società, e si sono concentrate sui possibili abusi delle procedure concordatarie e di ristrutturazione di debiti a cui sono ricorsi alcuni imprenditori del territorio che, unitamente ai professionisti indagati, disponendo unilateralmente dei tempi del procedimento, avrebbero paralizzato le possibili iniziative recuperatorie, così frodando i creditori ed utilizzando strumenti processuali per perseguire finalità eccedenti o deviate rispetto a quelle per le quali l’ordinamento li ha predisposti. Le indagini, svolte attraverso acquisizioni documentali (riferite a procedute concordatarie e fallimentari, scritture contabili delle società interessate e documentazione bancaria), nonché numerose intercettazioni telefoniche ed escussioni di persone informate sui fatti, hanno consentito, in sintesi, di acquisire gravi indizi in ordine a plurime ed articolate condotte fraudolente contestate ai professionisti indagati, consistite soprattutto nel rappresentare ripetutamente all’esterno una situazione economico – finanziaria del gruppi imprenditoriali investigati difforme da quella reale, nonché nel depauperare il patrimonio di singole società del gruppo, in pregiudizio per i creditori, attraverso operazioni prive di giustificazione economica (affitto di ramo d’azienda; rinuncia irrevocabile a crediti; acquisto di partecipazioni ad un prezzo elevato e rivendita delle stesse dopo pochi mesi a prezzo irrisorio) con abuso dei citati strumenti concordatari e di ristrutturazione adottati delle società in crisi con finalità esclusivamente dilatoria, in modo da paralizzare le iniziative recuperatorie dei creditori ed, al contempo, depauperare l’impresa in crisi. Nell’inchiesta risultano indagati oltre 40 soggetti, tra professionisti ed imprenditori, per molti dei quali il GIP, pur non sussistendo le esigenze cautelari, ha comunque confermato l’impianto accusatorio.